Far sentire il battito a una donna che vuole abortire? A Belluno e Torino i medici dicono no

bambino embrione

L’ordine dei medici di Belluno e Torino affermano che la proposta di legge che prevede di far ascoltare il battito cardiaco del feto a chi sta pensando di abortire prima della scelta definitiva è “una crudeltà”. È evidente come si consideri la sofferenza della donna, senza però tenere conto che ogni vita umana merita che sia fatto di tutto per essere salvata… 

L’ordine dei medici di Belluno, e prima ancora quello di Torino, si sono opposti all’iniziativa di legge popolare “Un cuore che batte” che chiede di inserire nella legge 194 sull’aborto la possibilità di far sentire alla madre che vuole abortire il battito cardiaco del suo piccolo feto umano. 

L’ordine dei medici di Belluno e Torino affermano che la proposta di legge sia una crudeltà nei riguardi di una mamma che vuole abortire. Per l’Ordine, però, non sarebbe crudele sopprimere il suo nascituro nel suo grembo, ma farglielo vedere vivo e farle sentire il battito del suo cuoricino…

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Inoltre, viene detto che esisterebbe «il potenziale danno che potrebbe ricevere il feto a seguito della pratica che la proposta di legge vorrebbe imporre». L’unico modo, secondo l’Ordine di Belluno e Torino, per auscultare il battito cardiaco fetale nel primo trimestre di gravidanza, periodo a cui si riferisce la proposta, è l’utilizzo degli ultrasuoni sfruttando l’effetto Doppler che a parere dell‘Ordine è dannoso per il nascituro.

Ma nella visita che precede l’aborto non si ricorre mai all’ecografia con Doppler perchè soltanto viene eseguita o l’ecografia transvaginale o l’ecografia transaddominale. Ed entrambi sono esami non invasivi. 

L’ecodoppler può essere effettuato in caso di aborti cosiddetti “terapeutici” che vengono praticati a norma di legge per malformazioni del nascituro fino al sesto mese di gestazione, aborti che, in realtà, dovrebbero essere definiti “eugenetici”. 

Le associazioni straniere AIUM (American Institute of Ultrasound in Medicine) e ISUOG (International Society of Ultrasound in Obstetrics & Gynecology) precisano che allo stato attuale la configurazione delle apparecchiature per studi ostetrici evita l’aumento della temperatura dei tessuti materno-fetali, e quindi non sussiste «il potenziale danno al feto», anche per il brevissimo tempo necessario ad effettuare l’esame. L’aborto non è assistenza sanitaria perché la gravidanza non è una malattia e l’aborto non è curare.




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Gabriele Soliani

Gabriele Soliani, nato a Boretto (Reggio Emilia) il 24-03-1955. Medico, psicoterapeuta, sessuologo, adolescentologo, giornalista pubblicista iscritto all’Ordine. Libero professionista. Ha collaborato per 9 anni al Consultorio Familiare diocesano di Reggio Emilia. Sposato con Patrizia, docente di scuola superiore. Vive a Napoli dal 2015. Ministro della Santa Comunione e Lettore istituito.

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