Tempo di Pasqua in famiglia

5 Maggio 2017

Sotto lo sguardo di Dio

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 6,52-59)
In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafàrnao.

Il commento

Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (6,54). Nella catechesi eucaristica di Giovanni il vocabolo carne [sarx] ritorna cinque volte: è un termine che suscita la legittima indignazione degli ascoltatori giudei. Il vocabolario usato da Gesù è una vera provocazione per i Giudei. Dobbiamo ammettere che il Maestro sceglie un modo poco diplomatico per dialogare con loro. Conoscendo la loro diffidenza, avrebbe dovuto utilizzare un linguaggio più accessibile alla loro cultura. E invece, sembra che faccia di tutto per spingerli al rifiuto. Non vuole certo aumentare il tasso di conflittualità, la sua unica preoccupazione è quella di allontanare quelle ombre che favoriscono le interpretazioni equivoche o riduttive. Le parole di Gesù ci conducono nel cuore dell’esperienza salvifica. Il vocabolo sarx, infatti, invita a considerare l’Eucaristia non solo come un simbolo ma come l’oggettivo prolungamento del mistero dell’incarnazione: “Il Verbo si fece carne” (Gv 1,14). L’intera esistenza terrena di Gesù è tutta racchiusa nel pane eucaristico.

La spiritualità cristiana chiede di vivere il mistero di Dio nella carne, siamo chiamati a fare della nostra quotidiana esistenza il sacramento di Dio. È bello sapere che ogni nostro gesto è già immerso nell’eternità di Dio; ma chiede anche di vivere ogni momento nella luce di Dio, niente deve essere escluso. Vivere la fede non significa fare esperienza mistiche in cui il divino appare nella sua luce abbagliante. È sufficiente vivere ogni momento sotto lo sguardo di Dio. Tutto questo è possibile proprio grazie all’Eucaristia in cui, ogni volta, la nostra umanità viene rivestita di quella vita che solo Dio può dare e ci rende sacramento di Dio. Oggi vi invito a pregare così: “Resta in me. Così splenderò del tuo stesso splendore e potrò essere di luce agli altri. La mia luce verrà tutta da Te, Gesù, nemmeno il più tenue raggio sarà mio. Sarai Tu ad illuminare gli altri per mezzo mio”.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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