Eutanasia

Un altro italiano è volato in Svizzera per sottoporsi al suicidio assistito. La magistratura indaga.

sostegno malati

a cura della Redazione

Era un ingegnere di 62 anni, l’uomo che, per depressione, ha deciso di togliersi la vita ricorrendo alle strutture elvetiche. Il caso è ora sotto la lente di ingrandimento della magistratura. Per Alberto Gambino, presidente di Scienza&Vita, questo è solo l’ennesimo segno di come non ci siano più rapporti di solidarietà tra le persone, abbandonate sempre di più alla “solitudine e alla disperazione”.

Sarebbe una grave forma depressiva, il motivo che avrebbe spinto un ingegnere di 62 anni, originario di Albavilla in provincia di Como, a cercare il suicidio assistito in una delle strutture specializzate di Zurigo.

La procura di Como ha aperto un’indagine sull’accaduto. Sembra infatti che l’ingegnere sia stato accompagnato a Chiasso da un amico dove pare abbia poi preso il treno per Zurigo, circostanza questa che imporrebbe di capire (anche ai fini del diritto penale) se questa persona conosceva o meno la volontà della vittima.

Il caso è destinato a suscitare nuove polemiche e interrogativi. Pare infatti che l’uomo abbia inviato ai servizi sociali del suo Comune una lettera in cui spiegava i motivi che lo spingevano al suicidio assistito: una grande depressione. Se nel caso di dj Fabo, all’anagrafe Fabio Antoniani morto in Svizzera lo scorso mese di febbraio, lo stato di salute era definitivamente e irreversibilmente compromesso, qui le cose stanno in maniera diversa. Ci si interroga, dunque, sull’operato del servizi sociali e del medico curante dell’ingegnere, ma anche sulla presenza di una famiglia e sui requisiti necessari perchè lo stato elvetico accolga oppure no una domanda di eutanasia.

L’articolo 115 del Codice penale elvetico, infatti, prevede che: “Chiunque per motivi egoistici istiga qualcuno al suicidio o gli presta aiuto è punito, se il suicidio è stato consumato o tentato, con una pena detentiva sino a cinque anni o con una pena pecuniaria”. Questo non accade se: “La persona che desidera morire prende ed esprime liberamente” la decisione di suicidarsi e questa decisione sia “ben ponderata e costante”. In tutto questo però, non sembrano affatto chiare le patologie che consentono il suicidio assistito.

Per il presidente di Scienza&Vita, Alberto Gambino, dietro la maschera del “mito dell’autodeterminazione” si sono persi i necessari “vincoli di solidarietà tra le persone e tra queste e la comunità in cui si vive”.

Farla finita è una scorciatoia utilizzata facilmente non solo per risolvere problemi di natura sanitaria, ma soprattutto sociale. Una scorciatoia che l’Italia ha sempre rifiutato, prevedendo leggi che tutelano la vita come primo dei diritti e dunque come bene indisponibile e inalienabile.

Il fascicolo di cui è titolare il pm Valentina Mondovì è allo stato contro ignoti. “A far scattare l’inchiesta – riporta il quotidiano locale – due circostanze. La prima: una lettera-testamento inviata dallo stesso ingegnere ai servizi sociali del Comune di Albavilla, nella quale l’uomo ha messo nero su bianco la decisione di togliersi la vita ricorrendo all’aiuto della struttura svizzera. La lettera, appena arrivata in Comune, è stata subito inviata ai carabinieri di Erba che hanno immediatamente informato la Procura e aperto un’inchiesta. La seconda: il rientro della salma in Italia, avvenuto giovedì. Il corpo era accompagnato dal certificato di decesso nel quale si legge: ‘Cause della morte non naturali’. Da qui la decisione di mettere la salma sotto sequestro e di conferire l’incarico per l’autopsia”.




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1 risposta su “Un altro italiano è volato in Svizzera per sottoporsi al suicidio assistito. La magistratura indaga.”

Credo che un uomo depresso non sia più nel pieno possesso delle sue facoltà mentali e quindi non sia più capace di compiere azioni coscienti e volontarie nella piena capacità di intendere e volere ,pertanto non dovrebbe essere giuridicamente valido il consenso espresso . In realtà ,credo che non si possa mai reputare valido un consenso volto al compimento di un atto contro natura: la soppressione della propria vita. Quindi, chi gravita intorno a queste persone dovrebbe farsi un serio esame di coscienza!

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