Vita

Il tweet di Francesco: difendere e custodire la vita in ogni sua fase

Papa Francesco

(Foto: © giulio napolitano - Shutterstock.com)

a cura della Redazione

Nei giorni scorsi papa Francesco è tornato ad esprimersi sul tema della vita in un tweet: “Siamo chiamati a difendere e custodire la vita umana, particolarmente nel seno materno, nell’infanzia, nella vecchiaia e nella disabilità”.

A pochi giorni di distanza dalla vicenda di Loris Bertocco, 67enne veneziano, che dopo aver denunciato la solitudine sociale e civile in cui versano molti disabili, è volato in Svizzera in cerca della morte bianca, il Papa torna ad esprimersi sul dovere di tutelare e proteggere la vita in tutte le sue fasi.

Questa volta lo fa attraverso un tweet che recita così: “Siamo chiamati a difendere e custodire la vita umana, particolarmente nel seno materno, nell’infanzia, nella vecchiaia e nella disabilità”.

Lo scorso 5 ottobre, nel discorso ai partecipanti all’assemblea generale dei membri della Pontificia Accademia per la Vita, il Santo Padre metteva in rilievo la necessità di ripartire dalla Parola di Dio “che illumina l’origine della vita e il suo destino”, soprattutto in quest’epoca di evoluzione scientifica e tecnologica.

In netta antitesi con la “cultura dello scarto” imperante che “richiede di eliminare esseri umani soprattutto se fisicamente o socialmente più deboli”, Francesco non ha mai smesso di osservare e riflettere sul momento storico attuale in cui “si riscontra – come dichiarò durante l’udienza ai ginecologi cattolici – il pericolo che il medico smarrisca la propria identità di servitore della vita”.

“La società di oggi – osserva Nicola Panocchia, medico chirurgo e coordinatore del comitato scientifico “Carta dei diritti persone con disabilità in ospedale” della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli – fatica a pensare l’uomo non perfetto e l’avanzare della medicina tecnologica tende a spersonalizzare l’uomo. Eppure – prosegue – è proprio in questi ambiti che noi siamo chiamati a difendere quelle vite che, dagli altri, vengono considerate vite di scarto”.

“È un paradosso” osserva Roberta Giodice, mamma e fondatrice dell’Associazione Eseo, un’organizzazione no profit con finalità di informazione, sensibilizzazione, assistenza sociale e socio sanitaria, ricerca e promozione scientifica soprattutto in relazione all’Esofagite Eosinofila e alle patologie frequentemente associate ad essa.

“Quando ci siamo interrogati sulla croce che stavamo vivendo – spiega la Giodice – abbiamo incontrato famiglie con una croce più grande della nostra e nei loro occhi abbiamo trovato una pace che non è di questa terra. Si tratta di un riposizionamento dei valori, una sensazione di gratitudine e apprezzamento nei confronti della vita che ciascuno di noi ha nel cuore quando vive una sofferenza”.




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