sfide

Per educare un figlio ci vuole un villaggio

(© Zurijeta - Shutterstock.com)

di Giovanna Abbagnara

Qual è il rapporto tra la scuola e la famiglia? Come interagiscono nell’educazione del bambino?

“L’insegnante utilizza un tabellone e incolla a caso le immagini di famiglie differenti (ad esempio, l’immagine di una famiglia multi-razziale: due persone bianche con un bambino nero; le foto di un uomo vecchio, di una donna e di un cane; di due donne; di due uomini ecc). Chiede, allora, agli studenti se, secondo loro, le persone nelle foto potrebbero essere una famiglia (…). L’insegnante fa riferimento, dunque, alla definizione comune di famiglia e ricorda agli studenti che non si tratta di come appare, ma piuttosto di come i membri si supportano tra loro, si amano e si accudiscono a vicenda”. Ecco una delle linee guida contenute nei tre libretti pubblicati nell’ambito della campagna anti omofobia affidata per decreto del ex-governo Letta a 29 associazioni del mondo Lgbt e finanziata dai contribuenti con 10 milioni di euro.

Sono tre volumi identici nei contenuti adattati ai diversi gradi di scuola: superiore, media inferiore ed elementare con l’obiettivo che oggi non è solo sufficiente «essere gay friendly (amichevoli nei confronti di gay e lesbiche), ma è necessario essere gay informed (informati sulle tematiche gay e lesbiche)». Gli opuscoli prodotti su incarico dell’Unar sono stati presto ritirati dalle scuole. Il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini tra le pagine di Avvenire il 18 aprile ha commentato l’iniziativa sottolineando che “l’Unar non ha mai concordato i dettagli con il ministero. Il ministero non ha autorizzato la diffusione nelle scuole di quel materiale che, come si ricorderà, era materiale dell’istituto Beck tradotto in italiano. E quindi frutto di una cultura, quella anglosassone, che non può essere riproposta in fotocopia in Italia, dove peraltro la famiglia è riconosciuta a livello costituzionale”. Diverse le reazioni del mondo dell’associazionismo cattolico che appellandosi all’articolo 26 della Costituzione, che riconosce ai genitori il diritto di priorità di scelta del tipo di educazione da impartire ai propri figli, ha chiesto di rivedere in base a quali criteri razionali e educativi si è scelto di affidare tali progetti in via esclusiva ad associazioni come l’Arcigay o a movimenti omosessualisti e come mai non siano state coinvolte le Associazioni dei Genitori, che sono quelle ufficialmente accreditate per interloquire col Ministero e con gli Uffici Regionali scolastici anche su tali progetti. Il nodo resta sempre lo stesso.

Qual è il rapporto tra la scuola e la famiglia? Come interagiscono nell’educazione del bambino? I genitori sono coscienti che c’è una cultura sottile e insidiosa che dietro il paravento della lotta alle discriminazioni e al cyber bullismo cerca di distruggere l’idea di famiglia fondata sull’amore tra un uomo e una donna? Papa Francesco nel messaggio che ha rivolto agli oltre 300 mila partecipanti al maxi raduno della scuola in piazza San Pietro lo scorso 10 maggio ha così risposto: “La famiglia è il primo nucleo di relazioni: la relazione con il padre e la madre e i fratelli è la base, e ci accompagna sempre nella vita. Ma a scuola noi “socializziamo”: incontriamo persone diverse da noi, diverse per età, per cultura, per origine, per capacità. La scuola è la prima società che integra la famiglia. La famiglia e la scuola non vanno mai contrapposte! Sono complementari, e dunque è importante che collaborino, nel rispetto reciproco. E le famiglie dei ragazzi di una classe possono fare tanto collaborando insieme tra di loro e con gli insegnanti. Questo fa pensare a un proverbio africano tanto bello: “Per educare un figlio ci vuole un villaggio”. Per educare un ragazzo ci vuole tanta gente: famiglia, insegnanti, personale non docente, professori, tutti!”. Una provocazione ma anche una prospettiva piena di speranza da cui ripartire.




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