Neomaggiorenni

“A 18 anni è bello ma complicato”

di Silvia Sanchini

L’associazione Agevolando lancia un appello a tenere alta l’attenzione per i neomaggiorenni “fuori famiglia”. I giovani cresciuti fuori dalla propria famiglia non sono figli di nessuno, ma figli della collettività.

Mentre si è celebrata lo scorso 15 maggio la Giornata della Famiglia e la Federazione Progetto Famiglia ha promosso la V Settimana del Diritto alla Famiglia con oltre 300 eventi in tutta Italia culminati nel Convegno di studi a Pompei, l’Associazione Agevolando ONLUS non può che rivolgere un pensiero alle famiglie e ai ragazzi più vulnerabili e più soli.

«Ogni anno circa 3000 giovani neomaggiorenni escono dai percorsi di accoglienza sostitutivi della famiglia (in comunità, affido o casa-famiglia) – spiega Federico Zullo, presidente di Agevolando – e circa i 2/3 non rientrano nella famiglia d’origine. Sono stimabili in circa 20.000 i giovani adulti a rischio esclusione sociale o già in condizioni, talvolta drammatiche, di indigenza, solitudine, devianza, psicopatologia presenti oggi in Italia. Le cause sono dovute principalmente all’assenza di percorsi efficaci di finalizzazione degli interventi di tutela e di supporto e accompagnamento verso l’autonomia abitativa, lavorativa ed economica».

Aggiunge Zullo: «A diciotto anni questi ragazzi sono “grandi per legge”. Questi giovani sono discriminati due volte: sul piano affettivo e sul piano delle opportunità. Una situazione ancora più ingiusta a fronte delle recenti evoluzioni giurisprudenziali in riferimento all’obbligo di mantenere, istruire, educare e assistere moralmente i figli: nel 2012 la Corte di Cassazione ha confermato che tale obbligo sussiste anche se il figlio ha superato la maggiore età ma non ha raggiunto una situazione di indipendenza economica per motivi a lui non imputabili. Non esistono invece normative e risorse che garantiscano diritti certi per i giovani che escono dalle strutture di accoglienza per i “fuori famiglia”».

L’Associazione Agevolando, in questa data simbolica, torna allora a formulare con forza le sue richieste in favore dei giovani neomaggiorenni provenienti da esperienze “fuori famiglia”, che ha condiviso con molte organizzazioni nazionali e in particolare con CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza), CNCM (Coordinamento Nazionale Comunità per Minori), CISMAI, SOS Villaggi dei Bambini e Progetto Famiglia.

Per concludere, l’Associazione prende in prestito le parole delle ragazze e dei ragazzi del “Care Leavers Network”, la prima rete informale di giovani italiani in uscita o usciti da percorsi residenziali fuori famiglia: «Alla cittadinanza tutta chiediamo maggiore attenzione e sensibilità alle nostre esigenze, alle nostre storie di vita. Essere cresciuti lontano dalla propria famiglia o con famiglie in difficoltà non significa essere figli di nessuno, siamo figli della collettività». (vedi: http://bit.ly/1A5N7Tp).

Riuscirà il nostro Paese (istituzioni, terzo settore, cittadinanza tutta) a farsi davvero “famiglia” per questi giovani più soli e vulnerabili e a garantire loro pari diritti e opportunità?

 




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