Motu Proprio

Non un atto giuridico ma una vera svolta pastorale

Mons. Pietro Maria Fragnelli, presidente della Commissione episcopale per la famiglia, i giovani e la vita della Cei spiega e commenta la riforma del processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio, introdotta da Papa Francesco.

Non un atto giuridico ma una vera svolta pastorale. È quanto dichiarato da mons. Pietro Maria Fragnelli, vescovo di Trapani e presidente della Commissione episcopale per la famiglia, i giovani e la vita della Cei, in relazione alla riforma del processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità del matrimonio, introdotta da Papa Francesco. «Quello che potrebbe sembrare soltanto un intervento di natura giuridica – ha spiegato il presule – che agisce sul processo canonico è in realtà un grande intervento di natura pastorale e relazionale». Il Papa – afferma – «ci invita ad andare incontro senza pregiudizi alle persone in difficoltà» per «aiutarle ad uscire dalle situazioni di incertezza» e «a sostenere e accompagnare nella carità e nella verità autentici percorsi di fede».

Dal Motu Proprio di Bergoglio emerge come centrale la figura del vescovo: giudice tra i fedeli e garante dell’unità nella fede e nella disciplina. Mons. Fragnelli commenta: «Aumenterà certamente il lavoro richiesto al vescovo e ai suoi collaboratori ma quello che conta di più è l’aspetto qualitativo» mettendo al centro le persone «inscrivendo il lavoro sulle carte in un percorso da compiere con chi è alla ricerca di verità, non solo sui propri sentimenti, ma anche e soprattutto sul proprio cammino di fede».

Il vescovo di Trapani non azzarda previsioni sulla operatività della riforma: occorre “attrezzarsi”, ha spiegato. Dal 30 settembre al 2 ottobre si riunirà il Consiglio episcopale permanente: secondo mons. Fragnelli, «l’iniziativa del Santo Padre non potrà non essere oggetto di attenzione».

Conclude il prelato: «Sulla pastorale familiare si giocheranno la scommessa e l’impegno più grande delle nostre diocesi». Occorre “una nuova comprensione e consapevolezza” del matrimonio, perché secondo Fragnelli «la realtà ci chiede di pensare percorsi formativi nuovi all’interno delle nostre Chiese».




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