Adozioni gay

Così le adozioni gay impongono principi che non appartengono al nostro Paese

matrimoni omosessuali

Giovedì 10 dicembre la Corte d’Appello di Milano ha dichiarato legittima l’adozione di un bambino avvenuta in Spagna da parte di due donne e ha ribaltato così il precedente pronunciamento del Tribunale dei Minorenni. Aggirati i principi dell’ordinamento italiano.

Nel 2003 due donne italiane si sono recate in Spagna per sottoporsi alla fecondazione eterologa vietata in Italia. In seguito, la bambina nata, era stata adottata in Spagna dalla compagna della madre biologica. Lo scorso anno la coppia si è rivolta al Tribunale per i Minorenni di Milano chiedendo il riconoscimento, anche in Italia, dell’ordinanza di adozione spagnola, ma i giudici hanno respinto questa istanza. La decisione è stata successivamente ribaltata. Per i giudici della Corte d’Appello infatti non è contrario all’ordine pubblico un provvedimento, autorizzato in un altro Paese, che riconosce un rapporto di adozione piena tra una persona e il figlio del partner anche dello stesso sesso. “La bambina – scrivono i giudici – è stata amata, educata e curata da entrambe le donne che hanno realizzato l’originario progetto di genitorialità condivisa”. In realtà la sentenza è in contrasto con l’ordinamento italiano e si richiama a pronunciamenti di altri Paesi. È una decisione che può portare verso direzioni contrarie ai principi e ai valori fondanti della Costituzione italiana e indurre altre coppie omosessuali a seguire lo stesso iter.  Per il giurista Alberto Gambino il provvedimento mette in discussione la libertà della Stato italiano di legiferare, secondo principi ispiratori propri. “In qualche modo – dichiara il giurista – noi stiamo importando valori, principi, norme che non ci appartengono”.




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