Il DDL Cirinnà calpesta il diritto dei bambini ad avere una mamma ed un papà

ddl Cirinnà

di Marco Giordano*

Quale futuro può avere una società in cui i più deboli sono messi in balia degli interessi dei forti? Un bambino ha bisogno di una mamma e di un papà.

Un bambino per crescere sano e sereno, per vivere in pienezza il proprio percorso di maturazione psicologica, affettivo-relazionale e caratteriale, ha bisogno di avere una mamma ed un papà.

Ha bisogno cioè della loro diversità e complementarietà, le quali rappresentano due ingredienti fondamentali di cui ogni figlio ha bisogno.

Questa chiara affermazione, oltre che attingere ad una approfondita e attenta riflessione antropologica, si basa anche e sopratutto sulle principali e più autorevoli conquiste compiute negli ultimi cent’anni dalle scienze mediche, psicologiche, pedagogiche e sociali. Non secondaria poi la conferma tratta dell’esperienza delle migliaia di situazioni seguite dagli esperti e dai volontari delle associazioni familiari. È su queste fondamenta scientifiche che s’è sviluppato il cammino del Legislatore italiano che negli ultimi decenni ha portato alla tutela giuridica del diritto dei bambini e dei ragazzi a crescere in una famiglia.

Quanto proposto dal DDL Cirinnà in materia di adozione e di affidamento familiare rappresenta una grave messa in discussione di tutto questo.

Messa in discussione che, in nome degli interessi di alcuni adulti, calpesta il diritto dei bambini ad avere una mamma ed un papà.

Così facendo anziché tutelare i bambini, che – ricordiamocelo – in tutta questa diatriba rappresentano la parte più debole e indifesa – si seguono logiche adultocentriche e di lobby. Mentre da quasi trent’anni la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo dichiara l’assoluta preminenza degli interessi dei bambini su quelli degli adulti, si propone in Italia un disegno di legge che piega il diritto dei piccoli all’interesse dei grandi.

Quale futuro può avere una società in cui i più deboli sono messi in balia degli interessi dei forti? Rispetto la dignità delle persone omosessuali e sono contrario ad ogni forma di disparità, violenza e discriminazione. Al contempo sono assolutamente contrario a quanto proposto dal DDL Cirinnà perché, come ben dice Papa Francesco, «la rimozione della differenza sessuale, è il problema, non la soluzione».

Ancor più aborro le proposte contenute nel DDL Cirinnà in materia di adozione e di affidamento di bambini da parte di coppie omosessuali.

Sono contrario, sia chiaro, anche alla recente proposta di introdurre una nuova fattispecie, il cd. “Affido Rafforzato”. A mio avviso si tratta di una ipotesi pasticciata che, oltre a perpetrare le ingiustizie adulto-centriche sopra menzionate, ha l’ulteriore effetto negativo di creare confusione in un campo importante e delicato com’è quello dell’affidamento familiare. Affidamento che, come previsto dalla normativa italiana, ha lo scopo di offrire ad un bambino o ad un adolescente, i cui genitori attraversano un periodo di difficoltà, l’accoglienza temporanea presso una famiglia o una persona singola in grado di assicurargli il mantenimento, l’educazione, l’istruzione e le relazioni affettive. Elementi salienti dell’affidamento familiare sono dunque che si tratta di un intervento: temporaneo, realizzato nel preminente interesse del bambino e del ragazzo al fine di offrirgli la disponibilità di una famiglia integrativa (non sostitutiva) della sua.

In questi giorni s’è discusso di tutto questo anche con altre reti di famiglie affidatarie, di variegato orientamento culturale e politico.

Ebbene, s’è condivisa la generale esigenza di non utilizzare il termine “affido rafforzato” per definire il rapporto di una persona omosessuale con il figlio del suo partner, perché questo rischierebbe di generare confusione e di pregiudicare l’istituto dell’affidamento familiare, modificandone il  significato e lo scopo, vanificando l’impegno di tanti genitori e associazioni, complicando la già difficile azione di tutela dei bambini e ragazzi bisognosi di accoglienza familiare temporanea. Ci auguriamo che il Parlamento affronti la questione in modo chiaro e senza ambiguità.


 

* Presidente della Federazione Progetto Famiglia, intervenuto ieri alla Conferenza Stampa in Senato sul tema “Stepchild adoption, la voce delle associazioni che si occupano di adozione ed affido”.




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