Aborto

L’ASL di Bari mette in guardia le donne dalle conseguenze dell’aborto e subito scatta la polemica

dolore

di Gabriele Soliani

Polemiche in Puglia per una lettera dell’ASL alle donne dopo l’IVG. E intanto la Giunta regionale permette l’assunzione della RU486 in day hospital.

Nel giro di pochi giorni in Puglia c’è stato un susseguirsi di posizioni contrastanti sull’aborto. Conclusosi, ovviamente, con un adeguamento al politically correct. Con un sussulto di umanità, e di correttezza scientifica, l’Asl di Bari aveva deciso di stilare una speciale lettera di dimissioni per le donne che hanno abortito. Così era scritto sulla lettera: «Gentile signora su sua richiesta è stata sottoposta a Ivg (interruzione volontaria della gravidanza). Le auguriamo che l’intervento cui è stata sottoposta in data odierna rimanga unico. L’ivg ha delle implicazioni di ordine morale, sociale e psicologico, non è solo una procedura chirurgica o farmacologica ma un rischio per la stabilità emotiva con possibili ripercussioni sul piano relazionale … Perciò si dovrà adottare un valido metodo contraccettivo affinché la vita affettiva e sessuale possa svolgersi serenamente». Apriti cielo! Secondo i fautori della libera scelta della donna, l’Asl avrebbe fornito una comunicazione non pertinente per le sue competenze, avrebbe ipotizzato una specie di accusa alle donne colpevolizzandole, e avrebbe detto il falso circa le sofferenze psicologiche che la donna subirebbe a motivo dell’aborto volontario. L’Asl avrebbe compiuto un’imperdonabile violenza ideologica e quindi deve ritirare immediatamente la lettera. Con un’istituzionale obbedienza, infatti, l’Asl di Bari ha promesso che sarà ritirata la lettera incriminata.

La quale lettera però ha detto il vero. Infatti il fronte abortista riconosce ormai da anni che l’aborto “è un dramma per la donna”. Lo diceva e scriveva anche il Professor Veronesi, convinto sostenitore della legge 194.

Sulle conseguenze psicologiche, famigliari e morali non ci sono dubbi. Informazioni che dovrebbero far parte del “consenso informato” che, in teoria, prevede e obbliga i medici, le strutture ospedaliere, i consultori ad informare la donna sulle modalità dell’atto abortivo, e anche sulle conseguenze fisiche e psicologiche correlate. La sindrome post-aborto è ben nota e scientificamente provata. Non solo per la vita psichica ma anche affettiva e fisica. Persino gli uomini ne soffrono ed anche i medici che eseguono gli aborti. In questo l’Asl di Bari ha detto il vero e, rispettando la legge 194 sull’aborto volontario, si proponeva di essere “amica” delle donne e della scienza. Infatti aiutare la donna (e l’uomo) a capire il gesto, e le possibili conseguenze, fa parte della tanto decantata autodeterminazione …. ma l’onda emotiva suscitata ha scombussolato il dato “ormai acquisito” dell’aborto come diritto assoluto e quindi l’Asl di Bari ritirerà tutto.

Per tutta risposta il capo del dipartimento Salute della Regione Puglia, Giovanni Gorgoni, ha annunciato che gli ospedali pugliesi d’ora in poi potranno somministrare la pillola abortiva Ru486 in regime di day hospital, la famigerata pillola killer. La Giunta ha infatti approvato le nuove linee guida in materia di interruzione volontaria di gravidanza. Non più somministrazione del farmaco solo in regime di ricovero. Il ricovero permette di seguire la donna dopo che ha assunto il mifepristone che può causare problemi di sanguinamento, febbre e grave infezione da clostridium sordellii per alterazione del sistema immunitario (nel 2014 a Torino una donna è morta proprio in seguito all’assunzione della pillola in day hospital, per circostanze che non sono mai state chiarite del tutto). In Puglia, dove ogni anno si registrano circa 9mila aborti, «spesso accade che siano le pazienti a firmare le dimissioni “contro il parere dei medici” per tornare a casa – spiega il capo dipartimento Gorgoni – assumendosi la responsabilità di un atto, come rifiutare il ricovero, che, pure condivisibile, finisce per essere un’autodifesa: non rimanere sola in ospedale, magari anche solo per privacy». Sotto sotto c’è anche però una questione gestionale: la RU 486 costa molto meno, si evita l’aborto chirurgico e il ricovero che hanno dei costi e si bypassa il problema dei medici obiettori. Quest’ultimo è un pretesto perché, come ha rivelato la relazione Ministeriale, non esiste un superlavoro dei “non obiettori”. Alla fine, insomma c’è poco da esultare anche se il SSN risparmia qualche euro. La donna è sempre sola, anzi forse di più.




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1 risposta su “L’ASL di Bari mette in guardia le donne dalle conseguenze dell’aborto e subito scatta la polemica”

Peccato che gli enti abortisti che si battono in nome di una libertà assoluta della donna ,poi non si interessino ,con la stessa veemenza, dei gravi postumi che una tale pratica comporta nella maggior parte dei casi,soprattutto nella sfera emotiva ed affettiva . Molte donne non si sono mai più riprese dall’evento traumatico qual’è l’aborto.

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