Immagini violente

Eppure, nonostante questa violenza che mi fa paura, vorrei insegnare alle mie figlie a fidarsi dell’altro

fiducia

di Ida Giangrande

Viviamo in un contesto in cui tutto è negatività, tutto è un’allerta, anche l’arrivo dell’influenza, ed è sempre più diffuso un clima di generale sfiducia, nelle istituzioni, nella Chiesa, nei medici, finanche nelle relazioni umane, come se tutte le persone al mondo fossero nate per essere delinquenti, omicidi e stupratori seriali.

L’altro giorno, mentre preparavo da mangiare per la mia famiglia, il telegiornale ha trasmesso il video di un pestaggio. Il titolo, annunciato dal cronista, recitava più o meno così: “Video shock di un bulgaro che per derubare una vecchietta, la picchia a sangue”. Ho lasciato la pasta e mi sono voltata a guardare incredula e sgomenta. La sequenza è stata più o meno questa: l’uomo, un tizio grande e grosso si avvicina ad una donnina inerme e con evidenti difficoltà a camminare, finge di chiederle un’informazione e qualche istante dopo le sferra un pugno in pieno viso. Suppongo che il video sia andato avanti, dico suppongo perché non sono riuscita a vedere altro. Ho spento la televisione e ho ringraziato Dio che le mie bimbe non fossero ancora rientrate da scuola. Non è di certo il primo video shock che vediamo, anzi i notiziari ci hanno ormai abituati a questo genere di informazione, immagini crude, particolari efferati e poi i video di violenze e abusi su bambini, anziani, disabili, sequenze che impattano sull’emotività delle persone in maniera devastante, che vengono moltiplicate all’infinito nell’arco di una giornata o di un peridio medio lungo e che spesso o quasi sempre, finiscono col generare ansia, attacchi di panico, rabbia repressa, paura dell’altro, sfiducia.  Certo il video di un’esecuzione dell’Isis desta una macabra curiosità nello spettatore e serve sicuramente ad aumentare lo share per il network che lo trasmette, ma qual è l’impatto che questo genere di immagini e sequenze tanto sconvolgenti hanno sulla nostra emotività e sull’emotività sociale? Secondo lo studio ESEMED (European Study of the Epidemiology of Mental Disorders) in Italia, la prevalenza della depressione maggiore e della distimia nell’arco della vita è dell’11,2%:14,9% nelle donne e 7,2% negli uomini. Secondo i dati Osmed in Italia il 12% della spesa farmaceutica riguarda antidepressivi e ansiolitici.  E non mancano gli allarmi per il futuro: l’Oms infatti prevede che la depressione sarà nel 2020 la seconda causa di disabilità dopo le malattie cardiovascolari. Ora non sarà certo tutta colpa dei media se siamo sempre più angosciati e inquieti, ma un contributo significativo di sicuro c’è, dato che ogni immagine, musica e racconto in qualche modo richiama la nostra sensibile capacità di immedesimarci nei fatti e nelle persone. Se vediamo un film dell’orrore ad esempio abbiamo paura, se siamo esposti al racconto drammatico di una sofferenza ce ne sentiamo in qualche modo partecipi. È la straordinarietà dell’essere umani: essere microcosmi in sensibile relazione con tutto ciò che ci circonda, perciò come possiamo vivere sereni immersi come siamo in una struttura sociale dalla quale non ci sentiamo tutelati e talvolta nemmeno riconosciuti? Non mi stupisce quindi che la depressione venga definita dagli esperti la disabilità del domani e nemmeno che ansiolitici e psicofarmaci siano in vetta alle classifica dei farmaci più venduti. Viviamo in un contesto in cui tutto è negatività, tutto è un’allerta, anche l’arrivo dell’influenza, ed è sempre più diffuso un clima di generale sfiducia, nelle istituzioni, nella Chiesa, nei medici, finanche nelle relazioni umane, come se tutte le persone al mondo fossero nate per essere delinquenti, omicidi e stupratori seriali. Ma a ben guardare c’è una realtà che non viene raccontata dai telegiornali: la normalità delle persone perbene. Uno studio delle Nazioni Unite, pubblicato nel 2012 attestava che la media mondiale in un reato come l’omicidio ad esempio si attesta su 6,2 casi per ogni 100.000 abitanti ma l’Africa del Sud e il Centro America registrano livelli superiori ai 24 omicidi per ogni 100.000 abitanti. Lo stesso studio ammetteva che quasi tre miliardi di persone vivono all’interno di un gruppo di nazioni con un tasso di omicidi in continuo declino contro i 750 milioni di persone che vivono invece in nazioni con un alto tasso di omicidi. Dunque: le persone cattive esistono, ma la buona notizia è che la maggioranza degli abitanti di questa terra è costituita da brave persone, oneste, leali e impegnate nel sociale che non fanno e non faranno mai notizia. Bisogna sicuramente non abbassare la guardia, ma vorrei poter recuperare quella solidale fiducia nell’altro che mi aiuti a custodire la serenità del cuore. Sarà una visione oniricamente ottimistica la mia?




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1 risposta su “Eppure, nonostante questa violenza che mi fa paura, vorrei insegnare alle mie figlie a fidarsi dell’altro”

La tematica ivi considerata è complessa ,necessiterebbe pertanto di una trattazione più analitica che in questa sede non sarebbe possibile. Mi limito,quindi, ad elencare solo alcuni dei fattori in relazione tra loro che determinano un particolare ,talvolta inquietante, stato di cose. Viviamo in una società globalizzata che orbita attorno ad un principio di mercato imperante :il massimo profitto. Ogni ambito della nostra vita è direttamente o indirettamente sotto l’influenza di questo ”imperativo categorico”e tutto diventa oggetto di ”business”,dall’
informazione alla nostra salute psicofisica ecc. quindi il fine giustifica ogni mezzo .La nostra società spinge pertanto l’individuo ad investire subdolamente sull’ avere ,trascurando l’essere … L’uomo si è dimenticato di Dio ,anzi vuole sostituirsi a Dio salvo poi arrivare ad un passo dal baratro e scontrarsi con la propria inevitabile finitezza e pochezza umana ! Da qui il ricorso a psicofarmaci e terapie psicologiche … Ai miei figli cerco di indicare la strada della felicità facendo leva su due elementi fondamentali :Dio e il sapere…affinché possano acquisire la lucidità e la consapevolezza per guardare oltre i veli della realtà e possano scegliere con libertà nel rispetto della propria dignità ,perché il mondo non è tutto marcio ,ne sono certa e noi dobbiamo iniziare nel nostro piccolo a renderlo migliore.

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