26 marzo 2018

26 Marzo 2018

Nostro fratello Giuda

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 12,1-11)
Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Làzzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Làzzaro era uno dei commensali. Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo. Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Làzzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Làzzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

Il commento

Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse…” (12,4). I primi giorni della settimana santa invitano a meditare su alcuni eventi che precedono immediatamente la passione: la cena a casa di Lazzaro (Gv 12, 1-8), la cena nella quale Gesù lava i piedi e annuncia il tradimento (Gv 13, 21-33), la cena pasquale nella quale Gesù svela il tradimento (Mt 26, 14-25). In ciascuna scena emergono diversi volti e personaggi ma non c’è dubbio che il protagonista principale è sempre Giuda, “uno dei personaggi più misteriosi che noi troviamo nella Passione del Signore” (don Mazzolari). La scena evangelica che oggi meditiamo è illuminata dal gesto profetico di Maria, sorella di Lazzaro, che unge con amore i piedi di Gesù; ma è oscurata dalle parole di Giuda che, da buon amministratore, denuncia lo spreco con parole severe: “Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?” (12,5). Trecento denari rappresentano lo stipendio di un anno. Si tratta dunque una cifra piuttosto consistente. L’apostolo sa fare bene i conti ma non sa che senza l’amore tutto perde valore. Anche la vita di un uomo. Non è forse questo il dramma dell’attuale cultura che misura ogni cosa attraverso la legge del profitto? Non è questa logica che sollecita l’eutanasia dei malati gravi che rappresentano un peso per l’umana società? Chissà, se fossimo stati presenti alla scena, forse anche noi avremmo pensato che in fondo l’amore si può manifestare attraverso gesti… più economici.

Giuda ha certamente sbagliato, attenti però a non diventare giudici severi. In una delle sue ultime omelie pasquali, don primo Mazzolari (1890-1959) invitava a considerare Giuda come “nostro fratello”: “Povero Giuda. Che cosa gli sia passato nell’anima io non lo so. […] Non vergognatevi di assumere questa fratellanza. Io non me ne vergogno, perché so quante volte ho tradito il Signore; e credo che nessuno di voi debba vergognarsi di lui”. Oggi chiediamo perdono per i nostri tradimenti.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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