Inizia oggi e durerà fino al 15 luglio, il Corso di formazione per seminaristi, organizzato dalla Fraternità di Emmaus, che si terrà tra Pompei ed Angri. Obiettivo: introdurre i seminaristi alla pastorale familiare integrando il loro percorso di studi teologici. Don Silvio Longobardi: “La pastorale familiare non si farà fino a quando non avremo presbiteri sensibili e preparati”.

“Il sacramento dell’Ordine e quello del Matrimonio sono due pilastri della vita e della missione ecclesiale. La Chiesa cresce ed esercita la sua missione nella misura in cui sposi e presbiteri vivono la loro vocazione”. È così che don Silvio Longobardi, esperto di pastorale familiare, custode e fondatore della Fraternità di Emmaus, introduce il Corso di formazione per seminaristi che parte oggi e durerà fino al 15 luglio e si intitola: “Ministero sacerdotale e protagonismo degli sposi alla luce di Amoris laetitia”.

“La nostra proposta – spiega don Silvio – si inserisce nel solco dell’Amoris laetitia di papa Francesco (2016), pubblicata anch’essa a termine del Sinodo, anzi di un doppio appuntamento sinodale. Un documento importante che ha acceso un ampio dibattito”. Il Corso prevede 20 ore di lezioni frontali affidate ad esperti di pastorale familiare. Le lezioni sono integrate da 8 ore di approfondimento attraverso appositi laboratori che affrontano gli ambiti fondamentali della pastorale in esame.

L’obiettivo del Corso è introdurre i seminaristi alla pastorale familiare integrando il loro percorso di studi teologici, perché “la pastorale familiare non si farà fino a quando non avremo presbiteri sensibili e preparati” sottolinea Longobardi.

L’esperienza unisce al dato formativo anche quello esperienziale in quanto i seminaristi vivranno a stretto contatto con gli sposi e i fidanzati, partecipando nella prima parte del corso ad un ritiro spirituale per sposi e nell’ultima parte all’esperienza della Via Amoris, un pellegrinaggio meditativo per fidanzati e sposi sull’esempio dei santi coniugi Luigi e Zelia Martin, genitori di santa Teresa di Gesù Bambino. “La santità di Luigi e Zelia non offre solo la cornice ma anche i contenuti. La proposta che vogliamo fare agli sposi riprende e applica alla vita coniugale l’universale chiamata alla santità che ha trovato particolare risonanza nei documenti del Vaticano II. Non ci basta dire agli sposi: «State buoni, se potete». Noi chiediamo e offriamo un itinerario di santità. La testimonianza di Luigi e Zelia raccoglie quella di tanti altri sposi che hanno vissuto fedelmente – e talvolta anche eroicamente – la vocazione al matrimonio”.

Gli sposi delle Oasi di Fraternità, case d’accoglienza e di spiritualità, saranno loro stessi a rappresentare la figura di tutor durante i giorni di permanenza dei seminaristi. “Se il matrimonio è l’icona dell’amore di Dio per noi, come scrive papa Francesco in Amoris laetitia (n. 121), significa che l’amore degli sposi ha un intrinseco valore teologico. La famiglia è dunque un bene essenziale, per la Chiesa e per la società (n. 88). Se questo bene si perde o si indebolisce, tutta la Chiesa diventa più povera. Abbiamo il dovere di custodire la verità dell’amore coniugale ma, al tempo stesso, e con maggiore convinzione, dobbiamo ricordare che senza la grazia l’uomo non può rispondere alla vocazione che Dio gli affida”.