2 gennaio 2019

2 Gennaio 2019

Quello che Dio vuole

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,19-28)
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
Parola del Signore

Il commento

Tu, chi sei?” (1,19). La domanda che sacerdoti e leviti rivolgono a Giovanni interpella ciascuno di noi. Agli inizi di un nuovo anno è legittimo avere progetti e speranze ma, prima di domandarci cosa siamo chiamati a fare, qual è il ministero che possiamo esercitare, è bene definire la nostra identità. Questa domanda è il punto di partenza di ogni avventura e resta il criterio fondamentale di ogni scelta. Il Battista poteva approfittare del ruolo profetico ricevuto da Dio e del consenso popolare di cui godeva, per presentarsi come il Messia. Oggi lo chiameremmo abuso di potere. Egli sceglie invece di misurare la vita con la vocazione che Dio gli ha dato. Quant’è importante per noi questa testimonianza! Giovanni c’insegna che umiltà e verità sono due sorelle che non possono mai separarsi. Chi è umile non si ritiene incapace, non svaluta la sua vita e non si nasconde ma legge la sua vita nella luce di Dio e, nonostante i limiti che sperimenta, cerca di rispondere alla chiamata con la più grande docilità. Se Dio chiede di stare in prima fila, dobbiamo starci. Se Dio affida una responsabilità, dobbiamo assumerla. Il Battista non si è nascosto né si è tirato indietro, anzi ha lottato con coraggio per far risuonare la Parola. Ha passato lunghi anni nel deserto ma, quando è giunto l’ora, ha cominciato a predicare urbi et orbi la conversione. La sua era una parola forte e vigorosa, ruvida in alcuni casi. Giovanni non ha rifiutato di stare in primo piano non perché cercava l’applauso delle folle ma perché sapeva di rispondere alla vocazione ricevuta. Egli non misura la vita con le sue attese ma con la parola che Dio gli ha consegnato. Se qualcuno gli avesse domandato: “Cosa pensi di fare?”. Avrebbe risposto con semplicità: “Quello che Dio vuole”. Anche noi siamo chiamati a misurare le scelte con rigorosa fedeltà, avendo come unico desiderio quello di piacere a Dio. “Accettare di stare dove Dio vuole, in mezzo alla strada o in una reggia. Accettare tutto quello che egli dà  e dargli tutto quello che egli si prende” (Madre Teresa).



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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