23 gennaio 2019

23 Gennaio 2019

Non amano la luce

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 3,1-6)
In quel tempo, Gesù entrò di nuovo nella sinagoga. Vi era lì un uomo che aveva una mano paralizzata, e stavano a vedere se lo guariva in giorno di sabato, per accusarlo. Egli disse all’uomo che aveva la mano paralizzata: «Àlzati, vieni qui in mezzo!». Poi domandò loro: «È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o ucciderla?». Ma essi tacevano. E guardandoli tutt’intorno con indignazione, rattristato per la durezza dei loro cuori, disse all’uomo: «Tendi la mano!». Egli la tese e la sua mano fu guarita. E i farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire.

Il commento

I farisei uscirono subito con gli erodiani e tennero consiglio contro di lui per farlo morire” (3,6). In apparenza è il racconto di un miracolo, uno dei tanti miracoli che segnano il ministero pubblico di Gesù. In realtà è l’icona di quel dramma che accompagna la storia. Quando parla delle guarigioni l’evangelista registra l’acclamazione gioiosa della folla, in questo caso invece il racconto termina con il conciliabolo dei farisei e la decisione di eliminare un personaggio così scomodo. L’ultima parola è dunque lasciata ai farisei, la folla presente resta in silenzio, come se nulla fosse accaduto, immagine eloquente di quella maggioranza silenziosa che, oggi come ieri, preferisce guardare lo spettacolo senza intervenire. L’amara conclusione suscita una domanda: com’è possibile trasformare una guarigione in un crimine? Non sono obbligati ad applaudire, non devono perché forza dargli una medaglia ma… perché uccidere un uomo che dona vita e speranza? I farisei non sono folli, hanno le loro ragioni, ai loro occhi Gesù è un soggetto pericoloso proprio perché compie guarigioni. In questo modo attira il consenso della gente e può seminare più facilmente una dottrina che non segue la tradizione dei padri. I farisei sono chiusi nelle loro ragioni, non riescono a vedere altro. Avere delle buone ragioni non significa avere ragione. Quante volte le ragioni diventano una catena che impedisce di andare verso l’altro, blocca sul nascere un confronto leale e fecondo. È quello che accade in questa scena evangelica: i farisei fanno tutto di nascosto, spiano Gesù, lo osservano per vedere quello che dice e quello che fa, cercano capi di accusa, restano in silenzio quando Gesù li interpella, non manifestano il loro giudizio dinanzi alla folla. Non amano la luce del sole, appartengono a quegli uomini che “hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie” (Gv 3,19). Questa scena si ripete puntualmente ogni volta che facciamo delle nostre ragioni un muro che impedisce di vedere le ragioni degli altri. Oggi chiediamo la grazia di misurare ogni scelta con la Parola e di accettare con umiltà il consiglio di coloro che vivono nella luce di Dio.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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