10 ottobre 2019

10 Ottobre 2019

Una preghiera al plurale

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 11,5-13)
In quel tempo, Gesù disse ai discepoli: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono. Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

Il commento

Chi di voi, se ha un amico, non va da lui a mezzanotte a dirgli…” (11,5). Nella preghiera del Padre nostro Gesù insegna a usare il plurale, invita a chiedere i beni essenziali per noi e per gli altri perché siamo parte di una stessa famiglia. In questo solco possiamo leggere la parabola del tre amici: l’insistenza della supplica orante non esprime un bisogno individuale ma scaturisce dal desiderio di rispondere in modo adeguato alle necessità altrui: “Prestami tre pani, perché un amico è venuto, io non so cosa dargli” (11,5). Si tratta di dare il pane ad un amico che è venuto all’improvviso, nel cuore della notte. È il pane della carità! È la preghiera di tutti coloro che vogliono rispondere con generosità alle esigenze del prossimo ma, non avendo le risorse necessarie, bussano alla porta di Dio. Non si tratta tanto di avere cose, a volte abbiamo bisogno solo di avere il coraggio e la forza per esercitare fedelmente il ministero della carità. È una preghiera segnata dalla più pura gratuità. Quanti pregano con questa insistenza quando è in gioco il bene degli altri? Qualcuno può notare che, in questo caso si si tratta di un amico e non di estraneo. Ma è pur sempre un… altro. Chi prega con tanta insistenza per il bene altrui, evidentemente si sente legato da vincoli di vera fraternità.

Chi s’impegna a servire con carità il prossimo, deve sapere fin dall’inizio che non avrà sempre il pane necessario per esercitare il suo ministero. Anzi, tante volte sarà costretto a riconoscere di non poter rispondere all’impegno preso. L’amico di cui parla la parabola è arrivato a mezzanotte, cioè in un’ora in cui tutte le porte sono sprangate. È solo un dettaglio ma fa pensare ad una carità eroica, non di tipo ordinario. Una carità che richiede una grazia speciale. Sembra strano dover chiedere a Dio di darci il pane per vivere quella carità che Lui stesso ci ha affidato. Il buon Dio ci carica di pesi più grandi di quelli che possiamo portare per ricordarci che, senza di Lui, non possiamo fare nulla. Non ci dà tutto e subito perché ama… farsi pregare. Oggi chiediamo la grazia di intrecciare più frequentemente il ministero della preghiera con quello della carità.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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