4 novembre 2019

4 Novembre 2019

Senza interessi

di don Silvio Longobardi

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 14,12-14)
In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

Il commento

Quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi” (14,13).  La parola di Gesù è una provocazione: ogni uomo, infatti, è istintivamente portato a misurare le scelte della vita con la logica dell’interesse. Anche la generosità, talvolta, resta sottomessa a questo criterio. Non conosciamo la gratuità, l’agire disinteressato ci è estraneo. La ricerca di una ricompensa è ben radicata nella nostra natura di creature bisognose. Gesù invita i suoi discepoli a liberarsi da ogni forma di interesse per diventare veramente liberi e imparare ad amare senza cercare nulla in cambio. Una sfida radicale e… impossibile, almeno in apparenza, ma assolutamente essenziale se non vogliamo coltivare attese candidate alla delusione. Vivere nella logica della gratuità significa non chiedere nulla agli uomini ma attendere tutto da Dio: “Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti” (14,14). Per evitare false attese, Gesù si preoccupa anche di fissare il luogo dell’appuntamento. La ricompensa verrà consegnata nel giorno ultimo, quando la scena di questo mondo avrà chiusi i battenti. Siamo dunque chiamati a vivere senza attendere nulla. Proprio nulla. Ogni forma attesa ci rende meno liberi e inquina l’amore. Non dobbiamo misurare la vita neppure con le attese degli altri.

Quando pensiamo alla carità, siamo inchiodati alle esigenze dell’oggi, cerchiamo di rispondere alle necessità altrui. Gesù invece ci insegna a vivere la carità con la coscienza dell’eternità, come un cammino che richiama quell’oltre in cui tutto si compie. Tutto quello che oggi facciamo ha senso e valore solo se impariamo a vederlo nella luce dell’eterna beatitudine. Questa coscienza si riflette sull’oggi: se la vita si misura con la gioia senza fine, non possiamo più misurare la carità con la bilancia del dare e avere. L’unica cosa che c’interessa e motiva il nostro agire è il desiderio di essere graditi a Dio. Tutto abbiamo ricevuto da Lui e tutto vogliamo donare a Lui. È questa la fede che oggi chiediamo di testimoniare.



Briciole di Vangelo

di don Silvio Longobardi

s.longobardi@puntofamiglia.net

“Tutti da Te aspettano che tu dia loro il cibo in tempo opportuno”, dice il salmista. Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli. La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà. Ogni giorno risuona questa Parola. Ho voluto raccogliere qualche briciola di questo banchetto che rallegra il cuore per condividere con i fratelli la gioia della fede e la speranza del Vangelo.


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Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

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