Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,26-16,4)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio. Vi ho detto queste cose perché non abbiate a scandalizzarvi. Vi scacceranno dalle sinagoghe; anzi, viene l’ora in cui chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio. E faranno ciò, perché non hanno conosciuto né il Padre né me. Ma vi ho detto queste cose affinché, quando verrà la loro ora, ve ne ricordiate, perché io ve l’ho detto».

Il commento

“Anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio” (15,27). La cornice storica e teologica di queste parole è quella della Pasqua che segna l’inizio esaltante di un’avventura che porterà il Vangelo in ogni angolo della terra. Tutto questo passa attraverso la testimonianza. È questa la parola che illumina questo brano del Vangelo. Il verbo martyréō attraversa tutta la trama del quarto Vangelo, lo troviamo nei suoi passaggi fondamentali. In tutti i casi la testimonianza è riferita sempre e solo a Lui. Nelle prime pagine Giovanni Battista è presentato come colui che ha visto e dà testimonianza (1,34). Più tardi, Gesù annuncia i testimoni che parlano in suo favore (5, 37-39). Nel momento in cui la sua vicenda terrena sta per concludersi, il Nazareno ricorda ai discepoli che spetta a loro far risplendere la luce del Vangelo. Un compito che certamente appare al di sopra delle loro forze. Per questo promette che il primo a dargli testimonianza sarà “lo Spirito della verità” (15,26). Sospinti e fortificati dallo Spirito anche i discepoli potranno rendere buona testimonianza. Non si tratta soltanto di difendere e diffondere un’idea, non basta manifestare pubblicamente le proprie convinzioni. Come lo Spirito, parla di Gesù (15,26), così i discepoli sonno chiamati ad annunciare Gesù Cristo, in parole ed opere. Possono farlo solo coloro che sono stati con Lui “fin dal principio”. Solo chi ha seguito il Signore e ha vissuto con Lui, solo chi ha sperimentato in prima persona la forza della sua parola e la dolcezza del suo amore, può diventare un annunciatore credibile del mistero. Essere testimoni non significa attirare l’attenzione sul nostro agire ma accendere i riflettori su Cristo, se l’uomo non scompare, Dio non appare.  Se la testimonianza dello Spirito precede quella dei discepoli, vuol dire che non possiamo appoggiarci sulle nostre forze ma sulla grazia, l’umana fragilità diventa un annuncio ancora più eloquente, mostra che tutto è opera di Dio. Affidandoci all’intercessione di san Giovanni Paolo II, oggi chiediamo di essere un’eco fedele dell’amore che salva.