Infanzia rubata

Zohra, 8 anni e nient’altro…

tristezza

di Ida Giangrande

È avvenuto in Pakistan: una bambina di otto anni è stata uccisa brutalmente dalla coppia presso cui lavorava come cameriera. Una tragedia che non appartiene solo al Pakistan. Quante “Zohra” ci sono in giro per il mondo?

Aveva 8 anni, la piccola Zohra Shah, circa la stessa età di mia figlia. Dico “aveva” perché Zohra non c’è più. È morta e nel peggiore dei modi, picchiata, torturata e forse anche stuprata dai suoi datori di lavoro. Avete capito bene: Zohra aveva già dei datori di lavoro. 

La tragedia è accaduta pochi giorni fa a Rawalpindi, la quarta città del Pakistan, la piccola Zohra figlia di genitori poveri era stata messa a servizio presso una famiglia benestante. Sembra la trama di un film di altri tempi e invece accade proprio ora, sotto il nostro cielo: noi siamo qui a lamentarci della didattica a distanza e loro sono lì, bambini identici ai nostri a cui è stato sottratto il diritto all’infanzia. 

Raccapriccianti i dettagli che emergono dal racconto dei fatti: sembra che Zohra avesse lasciato scappare due pappagallini chiusi in gabbia, probabilmente per sbaglio. Questa la colpa che quella bambina ha pagato con la vita. Interrogato dalla polizia, Hasan Siddiqui, uno dei due carnefici, s’è giustificato dicendo che sua moglie Umm Kulsoom era andata su tutte le furie trovando la gabbia vuota. Aveva dunque trovato naturale scagliarsi contro la piccola per sfogare la sua rabbia, prima che intervenisse anche lui.

Quando si è accorta di averla ridotta in fin di vita la coppia ha finalmente deciso di portarla in ospedale, ma i medici non hanno potuto far nulla per le ferite che aveva sul viso, alle mani, sotto la gabbia toracica e alle gambe. La bambina si è spenta poco dopo.

Se è stata anche stuprata lo sapremo solo nei prossimi giorni, nel frattempo la polizia ha arrestato la coppia di carnefici, che si trovano ora in custodia cautelare. Dalle testimonianze dei loro vicini di casa, emerge che hanno continuato a colpire la piccola con inaudita violenza nonostante le sue urla e i suoi pianti.

Inutile dire che la morte della piccola ha provocato reazioni di sdegno e rabbia in tutto il Pakistan. E su Twitter si è diffuso l’hashtag #JusticeForZohraShah, per i tanti che chiedono giustizia per la bambina e che hanno diffuso foto e disegni per renderle omaggio. Il che ha costretto il ministero per i Diritti umani pakistano a reagire immediatamente per assicurare i due assassini alla giustizia. Non solo. Poiché in Pakistan è illegale il lavoro minorile nelle fabbriche ma non nelle case e nei ristoranti, il ministro dei Diritti umani, Shireen Mazari, ha promesso una riforma della legge per far rientrare anche il lavoro domestico nella categoria delle “occupazioni pericolose”.

Ma oltre al lavoro minorile questa brutta pagina di cronaca punta i riflettori sullo scenario inquietante della violenza sui minori. Uno spettro che consuma milioni di vittime in tutto il mondo. Dal terzo Congresso mondiale sullo sfruttamento sessuale dei minori – dopo quelli di Stoccolma e di Yokohama – svoltosi a Rio de Janeiro (2008), è emerso che sono 150 milioni le bambine e circa 75 milioni i minorenni sotto i 18 anni che hanno avuto rapporti sessuali forzati o subito violenze sessuali, con o senza sfruttamento commerciale. 

In Italia, dai dati del Ministero dell’interno, Direzione Centrale della polizia criminale, risalenti al 2008, è emerso che i minori vittime di abuso sessuale sono 389 per violenza sessuali, 373 per atti sessuali con minore, 168 per corruzione di minorenne, 127 per prostituzione minorile, 329 per pornografia minorile. Hanno un’età compresa tra 0 e 14 anni, sono di nazionalità italiana e, nella maggior parte dei casi, conoscono la persona che li molesta, spesso appartenente al nucleo familiare o ad esso vicina.

La violenza sui minori non è solo quella sessuale. Penso ai bambini soldato, a quelli abbandonati ufficialmente o ufficiosamente. Penso al traffico di bambini nel mercato della surrogazione di maternità, che sta mettendo radice sempre di più e in più parti del mondo. E alla fine di questa lunga lista, in cui sicuramente avrò dimenticato qualche voce, penso ai bambini abortiti. Non sono mai nati, nessuno li ha visti e non c’è anagrafe che ne segnala il passaggio anche momentaneo su questa terra. Non avevano un nome, sono morti, cancellati in nome di un fantomatico diritto alla libertà che ha soffocato il loro diritto alla vita.

Non c’è più tempo per Zohra. Avrebbe dovuto studiare, giocare con le amiche, divertirsi con le bambole, invece ha conosciuto il lavoro, il sacrificio, la violenza e il sapore del sangue. Per lei non possiamo fare più nulla a parte pregare e chiedere scusa per tutte le volte che non siamo in grado di proteggere i nostri piccoli dall’infantilismo degli adulti. Ma quante altre “Zohra” ci sono in giro per il mondo? Per loro possiamo ancora fare qualcosa? Sì abbiamo il dovere di tornare a prendere il nostro posto da adulti nella giostra della vita e lasciare a loro la gioia dell’infanzia.




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