19 novembre 2020

19 Novembre 2020

La sessualità libera e il ballo degli ipocriti

di Giovanna Abbagnara

Piccolo comune del torinese: una donna, che lavora come maestra di asilo del paese, e un uomo, calciatore nel tempo libero, hanno per un periodo una relazione. In questo tempo lei invia al suo fidanzato alcune foto e un video di contenuto esplicitamente intimo. La storia tra i due finisce e l’uomo pensa di condividere tutto nella chat dei suoi amici di calcetto. Una delle mogli dei suddetti amici, riconosce nella donna, la maestra d’asilo di suo figlio. Comincia l’inoltro del video alle altre mamme. La notizia arriva alla dirigente. Dovrebbe presumibilmente scattare la solidarietà alla maestra, invece arriva il licenziamento. Da questo momento in poi cominciano una serie di denunce per diffamazione, diffusione di video, violazione della privacy, condanna per un anno ai lavori socialmente utili per il calciatore, etc. In Italia il revenge porn è punito dalla Legge.

Si aggiungono al dramma, gli opinionisti fai da te del web. C’è chi invoca la libertà della donna a vivere in maniera disinibita la propria sessualità senza essere giudicata, c’è chi vive in maniera disinibita la propria sessualità ma poi si inorridisce di fronte al video hard perché è la maestra di suo figlio di due anni, c’è chi si scandalizza dell’accaduto ma poi si preoccupa di verificare se la figlia prima di uscire ha preso i preservativi. Insomma sul web si consuma un vero e proprio ballo degli ipocriti.

Il problema non si può risolvere con una legge. È evidente che siamo di fronte a un fenomeno culturale che preferiamo non analizzare. Perché? Perché questo significherebbe smascherare la menzogna che da anni ci illude di vivere finalmente una sessualità libera, scevra da tabù e da moralismi, e che invece è la manifestazione di un potere quello della pornografia che con l’avvento del web è dilagata ovunque.

Troppi adolescenti scattano foto “sessuali” di sé stessi o dei loro coetanei e registrano video osé per poi postare tutto sulle chat o diffonderli attraverso social. Tutto questo avviene senza il consenso della “vittima”. Almeno 1 adolescente su 4 fa sexthing. Per gli adulti le cose non cambiano, anzi forse lo fanno anche di più, generando una pornografia naive (ma mica tanto ingenua e schietta!) per usi più o meno privati.

Viviamo avvolti in un girone di esibizionismo sessuale e di bombardamenti di messaggi e immagini pornografiche che cominciano fin da piccoli nei cartoni animati. Quel tanto per preparare i futuri fruitori del porno in web. E per gli adulti che utilizzano video porno ad uso privato, non credano di non far male a nessuno. In primo luogo si favorisce e si potenzia la pornografia on line e poi si svilisce del tutto la sessualità rendendola solo un mezzo per ricercare il piacere ad ogni costo. Poi ci meravigliamo che accadano fatti del genere!

Godere sempre, ad ogni costo è diventato un dovere. Abbiamo completamente condannato la relazione profonda, autentica nel cassetto delle cose antiche, oggi conta solo il godimento che l’altro mi procura. Una vera violazione della dignità umana. Se gli adulti si comportano in questo modo, perché i ragazzi, i nostri i figli, dovrebbero fare diversamente? Abbiamo trasformato l’educazione all’affettività, alla relazione, al bisogno di essere amati con l’educazione all’igiene sessuale: come si usa il preservativo, quando si prende la pillola anticoncezionale, etc.. Siamo di fronte ad una vera e propria sconfitta educativa, vittime della tirannia del porno che è riuscito a disintegrare la persona umana in mille pezzi.

Si possono rimettere insieme i cocci? Certamente, bisogna aver il coraggio di ripartire dal principio: chi è la persona umana? Quale affettività è chiamata a vivere? Che tipo di amore la realizza pienamente? Il corpo può essere diviso dal cuore e dallo spirito? Bisogna porsi le domande essenziali e aiutare i nostri figli fin da piccoli a sviluppare l’immagine reale della persona umana. Ho accompagnato molti giovani nella mia vita. Non mi hanno mai chiesto come infilare un preservativo. Questo lo imparano dagli amici o dal web ma ne ho incontrati tanti assetati di affetto, desiderosi di essere amati, impazienti di dare un senso alla loro vita. Cosa diciamo loro? “Fai tutte le esperienze e poi ne riparliamo?”. Spesso non ci sentiamo in diritto di agire perché siamo totalmente complici. È tempo di gettare la maschera e di fare la fatica di essere veramente liberi di vivere l’amore e di educare i giovani a farne esperienza.


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