4 dicembre 2020

4 Dicembre 2020

“Siamo rimasti in ottimi rapporti”… e i figli?

di Giovanna Abbagnara

Negli ultimi tempi, mi capita di partecipare la domenica pomeriggio ad un tè, di questi tempi virtuale, con “vecchie” amiche della giovinezza. Ci siamo ritrovate grazie alla pandemia. Le nostre strade si sono divise per tanti motivi ma ritrovarle è stato bello, un tuffo in quegli anni spensierati. Anche se, ahimè, spesso mi sento come se provenissi da un altro pianeta perché, pur essendo molto vanitosa, non ho mai seguito le tendenze della moda né il taglio dei capelli che è in voga. Non so se quest’anno i cappotti vanno corti o lunghi, con la cintura o meno. Penso di averne abbastanza almeno per arrivare alla pensione, se il fisico resiste alle taglie attuali. In caso contrario chiederò loro consigli. Sono imbattibili.

L’argomento del nostro scorso incontro è stato l’aggiornamento dello status attuale dei nostri amici alle medie. Non ho mai avuto una memoria di ferro e già da anni mi sono trasferita in un’altra cittadina per cui ho perso di vista tante persone, mentre loro parlavano, facevo fatica ad abbinare ai volti un nome. “Ma come non ti ricordi di Paolo? Quello che veniva a scuola con la vespa verde? E Concetta, lo sai che ora vive a Firenze e ha due figlie? E Andrea, te lo ricordi, il bello della scuola? Si è separato da Claudia, la belloccia…”. Io: “Davvero, mi dispiace tantissimo! Hanno avuto figli?” domando decisamente addolorata per la notizia. E Maria mi risponde: “Sì certo, tre figli ma sono rimasti in ottimi rapporti e i ragazzi adorano avere la doppia casa. Io li conosco bene. Abitano vicino a mia mamma. Solo che…”. “Solo che?” incalzo io. “Beh, sai l’adolescenza, il primo è stato sospeso più volte a Liceo perché bullizzava gli altri ragazzi. La seconda soffre di bulimia. È in cura da anni. L’ultimo ha dieci anni ed è un bambino pieno di gioia”. Di là la conversazione si è spostata sull’elenco di nomi di persone di loro conoscenza, separati ma felici… a loro parere.

Mi è sopraggiunta l’immagine vista di qualche anno fa di Roberta Bruzzone, celebre criminologa ed opinionista di talk show, che dava la notizia del suo divorzio accompagnandola ad una foto in cui brindava insieme al suo ex marito. “Stiamo brindando al nostro divorzio appena celebrato, con rispetto e amicizia, le nostre strade si sono divise ma resta un grande affetto per il percorso che abbiamo fatto insieme”. Se siamo delle appassionate di gossip sapremo che questo modo di lasciarsi è molto comune, specie tra le persone dello spettacolo. Morto un papa, se ne fa un altro… l’importante è “siamo rimasti in ottimi rapporti”. Non mi è difficile credere a queste affermazioni, sono abituata a vedere un mondo di adulti fatto di bugie, di apparenza, di finta felicità. È la favoletta che si racconta la gente per non soccombere sotto il peso del fallimento. Le donne e gli uomini con cui ho parlato in questi anni e cioè la vita reale mi hanno mostrato altro e cioè tutta la distruzione, l’infelicità, la rabbia, la delusione, la sofferenza della separazione. L’altro volto, quello che a tutti i costi si vuole nascondere perché non risponde al pensiero corrente: “va’ e prendi ciò che vuoi e se qualcuno o qualcosa ti stanca e te lo impedisce, mandalo via. Non ti preoccupare per i tuoi figli. L’importante è avere due genitori felici e separati che due infelici che condividono lo stesso tetto”. Io lo chiederei ai figli.

Abbiamo da pochi giorni celebrato i 50 anni della legge sul divorzio in Italia. I giornali hanno salutato l’anniversario affermando che in questa conquista di civiltà, a loro dire, siamo messi male in Italia. Scrive il Corriere: “Secondo Eurostat, in Italia si divorzia poco. Dagli ultimi dati sui divorzi ogni mille abitanti, l’Italia è a quota 1,53, considerando una media del 2016, 2017 e 2018: decisamente meno del valore medio Ue di 1,9. A alzare la media sono i Paesi del Nord e dell’Est, come la Lettonia, dove si arriva a un massimo di 3,1, la Lituania, con 3,07, la Danimarca, con 2,73 e l’Estonia, a quota 2,47, seguita da Finlandia e Svezia con 2,43. Nel nostro Paese il tasso di divorzio è balzato da 0,9 a 1,4 solo nel 2015 con l’approvazione del «divorzio breve». Ma se siamo tra i Paesi con meno divorzi per abitante, poiché in Italia i matrimoni sono in calo, siamo tra i primi cinque nella Ue per divorzi per numero di matrimoni, ben 47,9, dopo Paesi Bassi (50,9), Finlandia, Repubblica Ceca e Danimarca. Siamo al di sopra anche di Svezia e di Norvegia”. L’analisi prosegue mettendo in risalto la differenza tra nord e sud rispetto alla separazione adducendo la “colpa” al rito religioso al sud che è più frequente del nord.

Insomma, una bagarre di dati e rivendicazioni. Io invece, darei la parola ai figli. Ai figli del divorzio. Siamo proprio sicuri che hanno vissuto questa conquista con la stessa euforia degli adulti? Siamo proprio certi che aver avuto due genitori separati ha costituito un’opportunità come molti credono? Siamo proprio sicuri che il divorzio non ha lasciato in loro nessuna ferita? Se abbiamo bisogno di sentirci moderni e affermati, crediamolo pure ma dopo aver ascoltato i figli, le loro ferite, le lacrime, le assenze, le attese interminabili e la paura di non rivedere più uno dei genitori. Chiediamo a loro di raccontarci questi cinquant’anni di civiltà.

 


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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1 risposta su ““Siamo rimasti in ottimi rapporti”… e i figli?”

Abbiamo celebrato il 50’anniversario del divorzio, ma solo il 39’anno dall’abrogazione del delitto d’onore, che attribuiva all’uomo la facoltà di liberarsi della moglie, sorella o figlia ‘ribelle’. Quanti figli sono diventati orfani perché una conquista di civiltà tardava a venire e quantio diventano oggi perché il loro padre, nel 2020,pensa cge la moglie sia di sua proprietà. E quanti figli assistono inermi a scene di violenza ricorrenti alle quali non dovrebbero m

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