Donna

Belén Rodriguez e l’ipocrisia dello stereotipo di genere….

tv

di Ida Giangrande

Ti piace vincere facile? Vai dal chirurgo estetico, gonfia qua, taglia là e sarai anche tu una piccola Belén, tutta “tette e fondoschiena”. Disinibita? Forse anche troppo, nominata reginetta del gossip con i suoi amori da copertina. Ma dopo? Cosa resta? Basta davvero così poco per aver successo agli occhi del pubblico maschile?

Il sabato sera, si sa, regina incontrastata della televisione italiana è Maria de Filippi. Non per me, che non amo molto programmi come C’è posta per te. Tuttavia, sabato sera mentre facevo zapping mi è capitato di assistere a un siparietto per nulla confortante. Al centro dello studio c’erano Gemma Galgani, la Peparini e lei, Belén Rodriguez, invitate in qualità di maestre di seduzione per una Luciana Littizzetto in cerca di un fidanzato. Con tanta schiettezza la Rodriguez ammetteva che per non far vedere il reggiseno dalla sua camicetta color carne, lo aveva semplicemente tolto. Risultato? Potete immaginarlo anche da soli. 

Lei, tutta tronfia della sua bellezza, esibiva il suo décolleté, dove poco era lasciato all’immaginazione, ma non dovrebbe scandalizzarmi questo, dato che la soubrette in questione ci ha abituati da sempre a esibire mise da capogiro. Quello che mi preoccupa è il genere di donna che Belén rappresenta. Il messaggio che dà alle ragazzine? Secondo alcuni saggi critici della televisione la Rodriguez sarebbe una icona di femminilità, ma quale sarebbe l’aspetto femminile che sintetizza? Le sue forme audaci e il modo in cui le esibisce, i video che circolano in Rete ci riportano indietro di anni, a quando la donna era solo un richiamo sessuale per gli uomini. Ma, a ben guardare, il problema è molto più serio di quello che sembra. È bene dirlo subito: Belén non si è costruita da sola come personaggio, ha smerciato e lucrato sull’immagine di donna che i nostri uomini vogliono vedere. Il che è molto peggio. 

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Ti piace vincere facile? Vai dal chirurgo estetico, gonfia qua, taglia là e sarai anche tu una piccola Belén, tutta “tette e fondoschiena”, desiderata da tutti, amata da pochi. Disinibita? Forse anche troppo. Scandalosa? Assolutamente sì ed è forse questo il segreto del suo successo? Lo scandalo. Reginetta del gossip con i suoi amori da copertina, ma dietro il paravento da bomba sexy cosa resta? Non voglio giudicare la persona. Non spetta a me e non ho l’autorità per farlo, quello che mi chiedo è se davvero basta così poco per aver successo agli occhi del pubblico soprattutto maschile? Povera me che ho sempre pensato che per stare in televisione fosse necessario avere un talento artistico, di quelli che non fanno della bellezza estetica l’unico patrimonio da offrire. Sua chiaro, non ho nulla contro l’erotismo o il sex appeal. Non sono di quelle che di fronte a una scena di sesso scappa e cambia canale, ma ritengo che cose come erotismo e violenza abbiano bisogno di essere saggiamente intrecciate a un orizzonte di senso, un peso specifico nel mondo dell’arte altrimenti diventano simil-pornografia. 

Quando si parla di icone di femminilità non posso non pensare a Sofia Loren, scandalosa forse per i suoi tempi ma in gamba nel suo lavoro. Per diventare quella che è oggi, la Loren ha studiato, ha fatto sacrifici, non si è fermata di fronte al miraggio dell’icona sexy, eppure avrebbe potuto farlo senza troppi sforzi. Ha investito in qualcosa di più a partire da quella colorita mimica napoletana che l’ha resa poi figlia di una potente tradizione. Quando penso a un esempio di bellezza femminile non riesco a non pensare a Charlize Theron che nel film Monster ha dimostrato quanto una grande attrice può rinunciare alla bellezza e produrre pellicole di qualità. Dive bellissime che hanno avuto il coraggio di andare oltre la loro bellezza mostrando al pubblico che le donne non sono solo curve e sensualità, ma anche capacità, talento, dignità e rispetto per sé stesse e soprattutto per il pubblico.

Eppure dovremmo ringraziare personaggi come Belén perché smascherano l’ipocrisia del nostro tempo, la contradizione del pensiero contemporaneo. Siamo tutti bravi a parlare di emancipazione femminile e di abbattimento degli stereotipi ma, come a suo tempo dimostrò anche 50 sfumature, ci ritorniamo volentieri negli stereotipi quando si tratta di fare denaro facile vendendo un’immagine di donna che semplicemente contraddice quanto diciamo di voler conquistare. Stiamo parlando certamente di una televisione commerciale, ma questa televisione sta a contatto con noi e con i nostri figli 24 ore su 24. Ci trasmette modelli di comportamento, lo sa bene e non se ne preoccupa.




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