25 maggio 2021

25 Maggio 2021

Eitan e il mistero del dolore che abita questa nostra vita | 25 maggio 2021

Dorme Eitan. Prima di essere sottoposto all’operazione durata 5 ore per rimettere a posto le ossa fratturate, gridava a squarciagola: “Lasciatemi stare. Voglio la mia mamma”. Sul suo viso nemmeno un graffio, nemmeno un livido. Qualcuno parla di miracolo. I giornali parlano di un abbraccio. Quello del suo papà. Lo avrebbe stretto a sé così forte, cercando di attutire per quanto possibile l’impatto con la dura terra dopo il volo della funivia Mottarone, sul bellissimo Lago Maggiore. Alle 12 di una domenica assolata e spensierata. Tutti i 14 passeggeri morti. Tranne lui, tranne Eitan.

L’amore salva. L’amore protegge. L’amore lo aiuterà a dare un senso alla solitudine e al dolore di essere il solo sopravvissuto. C’è un popolo che si stringe intorno a quel lettino. Eitan è l’unica e flebile luce che può dare un senso a questa tragedia. Le parole sembrano superflue. Le tragedie ci lasciano tutti sgomenti, impauriti, attoniti. Sentiamo il desiderio di liberarci della paura e del terrore che ci hanno per lunghi mesi tenuti rinchiusi nelle nostre case. La primavera, il desiderio di concederci qualche distensiva passeggiata, la voglia di ridere e di far divertire i bambini sono attese più che legittime. Così è stato per la famiglia di Eitan e per gli altri che sono saliti domenica su quella funivia.

Poi, all’improvviso, sembra che qualcuno abbia spento la luce, ci ritroviamo barcollanti nel buio delle nostre domande. Perché? Perché il dolore innocente? Perché la morte viene a tranciare così crudelmente i sogni, i progetti, il futuro di queste famiglie? Cosa diremo ad Eitan? Se anche la procura appurasse qualche responsabilità, non potremmo mai restituire a questo bambino l’amore della sua famiglia. Davanti al dolore siamo muti. Ma davanti al dolore dobbiamo anche interrogarci seriamente sul senso della vita. Della nostra vita.

Quanto tempo inutile sprechiamo nel combatterci l’un l’altro, nel difendere i nostri interessi, le roccaforti del nostro cuore malandato. Quante energie ad accumulare ricchezze, soldi, beni trascurando le persone che amiamo. Non si tratta di vivere nell’orizzonte del carpe diem. È di più, si tratta di dare un senso, di imparare a vivere, di imparare a condividere e di sperimentare la gioia di sentirci fratelli. Fratelli che si spezzano per dare la vita agli altri. Come ha fatto probabilmente il papà di Eitan. Come farebbe qualsiasi genitore per un proprio figlio, come ci ha insegnato Gesù. Dare la vita per i propri amici. La fede illumina il mistero del dolore ma non è un palliativo e non è la risposta completa. Il dolore resta un mistero che avvolge la nostra vita e ci ricorda di dare un senso alla nostra esistenza, di alzare lo sguardo verso il cielo. Non siamo stati creati per la morte ma per la vita eterna. Il respiro di Eitan in quella stanza di ospedale del Regina Margherita di Torino ce lo ricorda e noi stretti intorno al suo letto supplichiamo il Padre di preservare la sua vita e con lui la nostra speranza.  


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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