28 maggio 2021

28 Maggio 2021

Mamme pentite di esserlo: qual è la novità? | 28 maggio 2021

Alzi la mano chi non si è sentita almeno una volta nella vita, anche solo un istante una mamma pentita. Soprattutto quando avevi cambiato per amore l’ennesimo pannolino pieno di pupù e dopo aver profumato e coccolato tuo figlio per tre minuti, ti ritrovi a dover ricominciare tutto daccapo sapendo che hai ancora le lavatrici da stendere, i panni da stirare, il pranzo da racimolare…

Insomma la vicenda che ha interessato Karla Tenório, 38 anni, attrice e scrittrice che su Instagram ha dato vita al profilo @maearrependida, che in portoghese significa mamma pentita, sinceramente mi ha fatto sorridere. Amaramente. Al di là delle opinioni contrarie o a favore di una donna, a mio avviso chiaramente ideologizzata poverina, mi inquieta che il vero problema di fondo nessuno lo ha capito. Karla, che vive in Brasile con la figlia di 10 anni, dice di amare molto sua figlia, ma di rigettare l’idea romantica della maternità. “La maternità implica tutta una serie di nozioni, dall’igiene del bambino alla sua formazione, devi essere un po’ psicologa per capire ogni fase dello sviluppo e avere abbastanza soldi per pagare tutte le spese. La maternità è un’azienda ad alto rischio, senza riconoscimento e senza ritorno”.

Brava Karla e cosa hai detto di nuovo? Perché tanti si sono scandalizzati di fronte a simili affermazioni? Io non l’ho ancora conosciuta una madre nata madre. Nel senso che nonostante anche io nella mia esperienza avessi studiato durante la gravidanza libri e riviste specializzate, nonché corsi di preparazione al parto, mi sono ritrovata impreparata in alcuni momenti con il mio figlioletto di pochi giorni tra le braccia. Il giorno stesso in cui ho partorito quando me lo hanno portato in nido per farmi riposare, ho pianto come una fontana per tre ore. Mio marito non riusciva a capire il perché. Dopo qualche problema iniziale era andato tutto bene, io ero felicissima di diventare madre e allora perché piangevo?

La maternità non è affatto qualcosa di romantico. Non secondo i canoni della cultura di questo mondo. Nel senso che non è sdolcinatezza. Fin dai primi istanti mostra il suo volto duro, di responsabilità, richiede forza, richiede accoglienza delle fragilità e anche delle lacrime. Insomma mettere al mondo un figlio, accudirlo, decidere di allattarlo anche quando nei primi giorni dopo un parto cesareo dalle mammelle esce solo sangue e non latte come vorresti a fiume, è un mistero che richiede accompagnamento e condivisione. Quello che evidentemente è mancato a Karla.

Nel suo ragionamento tutto incentrato sui suoi bisogni e sui suoi desideri – addirittura addita il compagno come la causa della sua maternità non voluta e veste i panni della Giovanna D’Arco che vuole salvare le donne da maternità non desiderate – ciò che manca è la condivisione, ciò che sfugge è la solitudine di Karla che riunisce le donne come lei per sollevarsi dal rimorso di essere una madre pentita. Ribalto il ragionamento. Perché non riunirle per aiutarsi le une e le altre e sostenersi nei momenti più difficili della maternità? Non sarebbe più bello?

E invece si dà man forte al pensiero di poter liberamente decidere di non essere madre perché secondo questa cultura ci sono donne nate per non esserlo e per decidere di non esserlo. Il problema è qui. Isolando la donna, lasciandola sola nella sua esperienza di maternità, è chiaro che si rafforza la cultura contraccettiva, quella abortiva, il ricorso alla maternità surrogata….etc. Sono i frutti cattivi dell’albero dell’individualismo, ricercato e perseguito ad ogni costo.

Dopo la mia esperienza, a tutte le amiche che partoriscono dico loro: “Non pensate alla casa, alle bilance, agli orologi. Riposatevi quando il bambino dorme. Lasciatevi aiutare dalle vostre mamme, dalle sorelle, dalle cugine, dalle vicine di casa… Non abbiate timore di chiedere, di piangere, di guardarvi allo specchio e vedervi non pronte a sfoggiare il bikini per l’estate”. Insomma custodite la vostra maternità accogliendo le imperfezioni. Per me il romanticismo è questo nell’amore: accogliersi nonostante tutte le fragilità e amarsi. Nessuno ha bisogno di mamme perfette. Il pentimento lasciamolo per le cose serie. Essere madri è un mistero che solo le donne vivono pienamente. Accogliamolo senza paura.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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