10 Novembre 2021

Dove sono i bambini con sindrome di Down?

Quando accompagnavo mio figlio alla scuola elementare, nel suo istituto c’erano tre bambini con sindrome di Down. E quando andavamo al mare sul lido dove eravamo soliti trascorrere le nostre giornate, facevamo delle partite meravigliose con la piccola Anna, anche lei con la sindrome. Oggi voi li incontrate? Li vedete? Io sempre meno. E non perché la ricerca ha scoperto una cura per questa anomalia ma semplicemente perché i feti che presentano questa sindrome nella diagnosi prenatale vengono abortiti. L’Italia segue le orme dell’Islanda.

Da anni, infatti, nella bellissima isola del Nord Europa grazie all’avvento del “Nipt”, un test prenatale non invasivo che in una goccia di sangue ricerca la trisomia 21, non nasce più un bambino con sindrome di Down. Non da meno altri paesi europei: in Svizzera meno di novanta persone ogni anno nascono con la sindrome di down, in Spagna appena il cinque per cento dei bimbi trisomici viene al mondo. In Francia siamo al 96 per cento di aborti.

Per contrasto, ci sono battaglie molto forti contro il bullismo nelle scuole ai danni di ragazzi con sindrome di Down ma nessuna parola per la selezione eugenetica, per legge non ammessa nel nostro Paese, che difatti si traveste della definizione di “aborto terapeutico” o peggio ancora del “bene del nascituro”.  Senza lanciarmi in accese battaglie, quasi tutti sanno bene come la penso, mi rendo conto che la paura di non essere in grado di fare da madre ad un figlio speciale e la cultura del “figlio perfetto” che ci assedia da tutte le parti, giocano un ruolo di primo piano nella scelta dell’aborto terapeutico.

Oggi chi accetta di far nascere un figlio diverso viene guardato come un pazzo o come un eroe da cui stare lontano come se la sola presenza di una persona non perfetta potesse turbare la serenità collettiva. Ricordo con dolcezza Michele, un bellissimo bambino che andava scuola con mia nipote. Ha la sindrome di down. Ma agli altri bambini non interessava. Lui era felice e giocava spensierato. La scuola sarebbe stata più povera senza Michele. La sua famiglia, la società, il nostro Paese…

Come si può non accorgersi della loro assenza? La loro scomparsa è una sconfitta per tutti. Il sogno di figli perfetti che senza sosta rincorriamo e perseguiamo non ci riscatterà dalla solitudine e dall’egoismo a cui abbiamo consacrato la nostra vita. Siamo ancora in tempo per fare un passo indietro. Qualche giorno fa un mio caro amico ha ricevuto un dono per il suo compleanno. Era inserito in una busta che conteneva uno slogan: “Abbandonare un cane è come abbandonare un bambino”. Con tutto il rispetto per la campagna sull’abbandono dei cani che ogni anno di questi tempi si ripropone ma siamo proprio sicuri che il silenzio con cui centinaia di bambini con Trisomia 21 vengono abortiti ogni giorno sia segno di civiltà?


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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