2 Febbraio 2022

I consacrati sono il segno di quel centuplo che ci aspetta…

È la festa della Presentazione di Gesù al Tempio, la festa della luce, la Candelora. Ma quale luce? E perché in questo giorno ricordiamo le sorelle e i fratelli consacrati? Me lo sono chiesto pensando ai tanti amici che arricchiscono la mia vita, agli intrecci delle nostre esistenze, a quelle scelte e a quei passi fatti insieme. E l’immagine più bella che mi sovviene al cuore è che essi sono per me come luce, come candele di cera che si consumano e lasciano il calore e il profumo del Vangelo nel mondo.

Di vita attiva o contemplativa, eremiti o pienamente inseriti nel sociale, i consacrati con la loro vita ci ricordano che Dio c’è e accompagna l’umana fatica. Commossa il 28 gennaio ho partecipato alle esequie che celebravano la nascita al Cielo di suor Maria Chiara Cherubini, alcantarina, conosciuta durante un corso ad Assisi. Nel pieno della sua giovinezza, la malattia ha bussato alla porta della sua vita, scombussolando i piani e chiedendo un’adesione totale e incondizionata e lei ha detto “sì”. Anzi aveva aggiunto in un’intervista pubblicata da Aleteia che anche la sua malattia era parte di quel centuplo che Gesù ha promesso già su questa terra.

Le sue parole mi hanno fatto molto riflettere. C’è un rapporto strettissimo tra amore e dolore. E la festa di oggi lo ricorda in modo straordinario. Chi ama si dice pronto a soffrire. Amare significa compiere un cammino di purificazione, accettare la fatica del cammino, prepararsi a morire ogni giorno, partecipare in modo pieno alla sofferenza dell’altro al punto da desiderare di prendere su di sé tutto il dolore di chi amiamo nel tentativo di liberarlo. Lo sanno bene le madri quando si trovano davanti al dolore di un figlio. Soffre più del figlio. I consacrati sono chiamati a vivere con cuore di madre, ad essere testimoni di un amore macinato, plasmato, redento.

Passano tra gli uomini ricordando a tutti che non apparteniamo a questo mondo. Custodiscono nel loro grembo il seme della vita eterna e lo donano al mondo dalle mura di una cella del monastero o dai villaggi più sperduti e poveri. Sono fecondi tanto più sono uniti a Gesù. Generano vita perché non vivono nessuna esclusività nelle relazioni se non quella con Gesù. In caso contrario la loro vita è sterile perché non si misura dalle opere ma dal desiderio di essere uniti a Cristo. Me lo hanno insegnato i miei amici consacrati, la nostra amicizia non nasconde le debolezze reciproche, le cadute, gli inevitabili fallimenti. Ciò che resta è il desiderio di consumare la propria vita come scriveva Chiara Corbella Petrillo sul finire della sua vita: “Per quel poco che ho capito in questi anni posso solo dirti che l’Amore è il centro della nostra vita, perché nasciamo da un atto d’amore, viviamo per amare e per essere amati, e moriamo per conoscere l’amore vero di Dio. L’amore ti consuma, ma è bello morire consumati proprio come una candela che si spegne solo quando ha raggiunto il suo scopo”.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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