17 Febbraio 2022

Pance esposte: il vero problema è ciò che non si vede

Quello che è accaduto nel Liceo Righi di Roma tra l’alunna e la sua prof di Filosofia mi fa molto riflettere. E non per la solita zuppa riscaldata sul modo di vestire a scuola. I ragazzi sanno benissimo che in alcuni ambienti è necessario avere un dress code idoneo. Dunque non affonderò il coltello nella piaga. Sarebbe molto ingenuo da parte di noi adulti pensare di essere ascoltati dai giovani a furia di srotolare prediche su come vestirsi o che linguaggio avere in alcuni ambienti. Da che mondo è mondo per dirla con Manzoni, i costumi sono da sempre il sintomo di un disagio più profondo che preferiamo non decodificare nascondendoci dietro la forma.

La pancia scoperta della fanciulla non mi desta nessun moto di ribellione. Anzi ve lo confesso a me quei giovani che fanno di tutto per sembrare diversi con pantaloni stracciati, maglie cortissime o eccessivamente lunghe, cappucci delle felpe alzati sul capo, sguardo sfuggente o al contrario provocatorio e sfacciato, attirano la mia attenzione. Mi chiedo quali domande nascondino, quale disagio stanno vivendo, mi sembrano pulcini alla ricerca del loro posto nel mondo. Per questo stavolta non mi sento di fare la parte della moralista e schierarmi automaticamente a favore della povera prof che magari quella mattina aveva i suoi problemi per la testa. E non per le sue affermazioni definite dai ragazzi “sessiste” – rispetto al fatto che ha dato della presunta prostituta alla ragazza mentre un ragazzo in pantaloncini lo avrebbe liquidato con “mica stai al mare?” – ma perché non ha saputo, come facciamo spesso noi adulti, dare una risposta di senso a quel comportamento o abbigliamento palesemente non in linea con l’ambiente scolastico.

Noi adulti rispetto al disagio dei giovani non possiamo rispondere con l’umiliazione di chi sa di più per la differenza di età o per gli studi acquisiti. Quasi che in modo automatico essi devono fidarsi e basta delle nostre idee e convinzioni. L’arte di educare è la difficile e ardua missione di intercettare un ponte di collegamento tra i due mondi apparentemente lontani e opposti e cercare quello spazio comune in cui sia l’adulto che il giovane possano parlare, ascoltarsi, comprendersi e riflettere. Il problema della scuola oggi non è fare una scuola divertente o una scuola dove il giovane possa venire vestito come vuole, ma fare una scuola interessante, dove il ragazzo o la ragazza vengono agganciati interiormente, dove le relazioni sono autentiche. E i giovani molto più degli adulti ormai che hanno accantonato l’età delle illusioni, fiutano ciò che è autentico.

Noi adulti ci lamentiamo che i nostri giovani si vestono male o scrivono male. Ma sapete perché? Chi scrive male, pensa male. Chi si veste male, pensa male. È ciò che c’è dentro che fa la differenza. E noi adulti dobbiamo accogliere questa interiorità e cercare di orientarla. Quando hanno interrogato Salvatore Grigoli il killer che sparò e uccise don Pino Puglisi, sul perché la mafia avesse deciso di uccidere il sacerdote siciliano, lui rispose: “Perché si portava i picciriddi cu iddu”, cioè si portava i giovani con sé. Don Pino voleva costruire una scuola media nel rione Brancaccio dove vigeva la dittatura della mafia. Aveva capito, questo santo sacerdote, che la vera lotta alla mafia era educare i giovani ai valori della giustizia e dell’onestà, e in questo solo la scuola e la parrocchia potevano fare la loro parte. Dunque cara prof, invece di accusare la sua alunna di vestirsi come quelle povere donne sulla Salaria, costrette a prostituirsi evidentemente perché versano nella povertà assoluta, prima di lanciare contro i suoi giovani giudizi trancianti e distanti, provi a riconsiderare la missione che le è stata affidata. Quella pancia da fuori forse nasconde altro. Io proverei a capirlo.


Vai all'archivio di "Con gli occhi della fede"




Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia

Cari lettori di Punto Famiglia,
stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11).

CONTINUA A LEGGERE



Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

ANNUNCIO

ANNUNCIO

Vai all'archivio di "Con gli occhi della fede"

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy.