Al colloquio di lavoro con il capo di un’azienda di telecomunicazioni, la “VoipVoice” in Toscana, Federica Granai, 27 anni, ad un certo punto esclama: “Per correttezza devo dirlo: sono incinta”. È evidente che lei stessa temeva un rifiuto ma la reazione del responsabile l’ha stupita: “Tutto qui? E che problema c’è? È una bellissima notizia”. Dovrebbe essere la normalità ma la notizia è così straordinaria che è stata ribattuta da molte testate. “Se racconto la mia storia è perché altre aziende possano prendere esempio”.
Così a distanza di tempo, dopo aver partorito il figlio Diego e trascorso il tempo della maternità e dell’allattamento, Federica è tornata a lavoro. “L’azienda mi ha dato la possibilità di trascorrere la maternità, un momento bellissimo ma anche delicato per ogni donna, nella più completa serenità. Negli ultimi tempi ho lavorato in smart-working in modo da evitare gli spostamenti, ma questo non mi ha impedito di dare il mio contributo al lavoro e ai colleghi. Ero entusiasta, volevo ripagare la fiducia dell’azienda”.
Nel racconto di Federica io leggo stupore, riconoscenza, desiderio di dire a tutti che una donna vale nonostante la maternità. Come se dovesse dimostrare qualcosa a qualcuno ed invece il valore sociale della maternità dovrebbe essere una ricchezza così palese e da tutti accolta senza la necessità di giustificare un bel nulla. Questo mi fa riflettere molto.
In Italia fino a pochi anni fa non si poteva parlare di natalità e di maternità. Anzi, quando io ero giovane l’imperativo che le nostre mamme ci comunicavano come un mantra era lavorare ed essere autonome. I figli pochi, perché cominciavano a costare molto. Oggi nell’età del benessere ci vuole un patrimonio per crescere un figlio. Tutto questo ha generato una ostilità nei confronti della maternità che non è più un valore sociale. La storia di Elisabetta dovrebbe essere la normalità e invece… dovremmo favorire politiche a sostegno delle madri e invece… ci sono più aree attrezzate per i cani nelle grandi città che per i bambini. Così mi trovavo al parco giochi qualche settimana fa con i miei nipoti e ad un certo punto sentii una donna disperata urlare: “Paoletto, Paoletto dove sei?”. Pensavo che un bambino si fosse perso ed invece vidi arrivare correndo un piccolo barboncino, cui è stato dato il nome di un bambino.
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