Non capita anche a voi che un incontro inaspettato, una lettera su un giornale, una bella testimonianza in tv o dal vivo vi donino delle luci inaspettate? È quello che accade spesso nella mia vita. L’apertura alla vita dell’altro ci apre orizzonti di Cielo che non possiamo neanche immaginare e così in un giorno di ferie in estate mentre mi preparavo per andare al mare ho messo nella borsa una rivista di quelle che sulla mia scrivania aspettano di essere lette e a cui non rinuncio – io preferisco mille volte il cartaceo al web. Sotto l’ombrellone ho letto la lettera di Riccardo (Tracce, n.6 2022) che parlava della moglie Anna e meno male che avevo gli occhiali da sole perché le lacrime mi scendevano copiose mentre ripensavo ai tanti amici che vivono nel matrimonio la stessa condizione di questi sposi meravigliosi e ringraziavo Dio per la tenerezza con cui accompagna la nostra vita. Ve la propongo interamente. 

“A marzo mia moglie Anna è andata in Paradiso dopo una lunga malattia durata quasi trent’anni. Desideravamo una famiglia numerosa quando ci siamo sposati, ma rispetto ai programmi che avevamo il nostro matrimonio sarebbe da considerarsi un “fallimento”. Abbiamo avuto quattro bambini che non sono nati e una bambina vissuta solamente 33 giorni. Abbiamo provato anche l’adozione, ma non è andata bene. In più, al ritorno dal viaggio di nozze, sono cominciati per Anna i primi sintomi della sclerosi multipla che con aggravamento progressivo l’ha portata negli ultimi dieci anni a rimanere immobile a letto o in carrozzina. Perché sia accaduto tutto questo, noi non lo sappiamo. Mia moglie ha sempre detto: «Io non capisco i Suoi metodi, ma sono sicura che il Signore ci vuole bene. Come faceva mio papà quando ero ragazza: io volevo uscire la sera e lui mi diceva di no. Ero molto arrabbiata con lui, ma non ho mai messo in dubbio che mi volesse bene».

Io ho imparato da mia moglie a non rinunciare al mio desiderio di compimento, anche se tutto portava a pensare che per noi non ci sarebbe più stata la gioia in questo mondo. Ho imparato a non censurare niente, perché se Cristo si doveva manifestare, si doveva manifestare dentro la nostra sofferenza, non sopra o a lato. Attraversando questa valle oscura del dolore – a volte molto oscura, fino al limite della disperazione –, con tutti i problemi che si possono immaginare, la fedeltà di Dio ha fatto accadere qualcosa di inaudito. Il Signore ha fatto sì che da arrabbiati un po’ alla volta ci siamo ritrovati, senza accorgerci, sereni, come ci viene testimoniato continuamente da tanti amici vicini e lontani. Sempre dentro il dolore, imparando a riconoscerci dipendenti, io e Anna, in due forme diverse, abbiamo continuato il nostro pellegrinaggio terreno. Ognuno al suo posto, il posto che il Signore ha scelto.

Quando un giorno le ho chiesto: «Anna, ma come fai ad andare avanti così?». Lei mi ha spiazzato dicendomi: «E tu, come fai ad andare avanti così?». Il cambiamento è successo concretamente – non automaticamente – grazie alle preghiere di molte persone, all’aiuto materiale di tante altre, agli incontri che abbiamo fatto, alle parole che abbiamo sentito, all’accompagnamento continuo della grande comunità del movimento. Cosicché Anna poteva dire a un’amica: «Quando andrò davanti al Padre Eterno gli dirò due cose: “Perché tutto questo a me? E poi grazie di tutto l’amore che mi circonda”». Negli ultimi anni, nella sua immobilità, Anna con i suoi occhi di cielo faceva dei gran sorrisi che conquistavano le persone e godeva unicamente della presenza e dell’amore che le stavano accanto”.

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