28 Dicembre 2022

I giovani, il lavoro e quella trappola del successo tesa ad ogni passo

I giovani in Italia lavorano poco e la professione svolta è “povera” in termini di competenze e compensi. Inoltre il nostro Paese ha la più elevata percentuale di cosiddetti “neet”, ragazze e ragazzi fra i 20 e i 34 anni di età che non lavorano, non studiano e non sono coinvolti in altri tipi di percorsi formativi e di avviamento al lavoro. La pandemia ha complicato ancora di più la situazione: oltre due giovani su tre che erano “neet” nel 2019 sono rimasti nella stessa identica condizione un anno dopo, oltre tre su quattro al Sud Italia o tra i giovani meno istruiti o stranieri.

Nel confronto europeo, le nuove generazioni hanno in Italia una consistenza numerica più ridotta, sono meno formate, meno valorizzate dal sistema produttivo, e maggiormente a carico delle famiglie o del welfare pubblico. Oltre ai “neet” si segnala infatti la lunga permanenza dei più giovani nel nucleo famigliare d’origine, aspetto collegato ovviamente al fatto di non lavorare, non formarsi e non essere coinvolti in altre iniziative.

Se oltre due decenni fa la coesistenza con i genitori era motivata da una libera scelta personale dei giovani, oggi le ragioni sono maggiormente legate alle difficoltà abitative e occupazionali, come evidenzia il Rapporto Giovani 2021 a cura dell’Istituto Toniolo, e alla contestuale funzione protettiva della famiglia d’origine.

Accanto a questi dati io vedo che abbiamo un’altra emergenza. I giovani oggi vogliono fare tutti gli attori, i registi, gli influencer, i pubblicitari…professioni creative, dove è possibile “esprimere se stessi”. Ma non sarebbe neanche questo il vero problema se non fossero convinti che per diventare tali non bisogna faticare, né sudare, né fare la gavetta. Pensano che sia un loro diritto esprimersi e per questo se azzeccano due parole insieme per un testo musicale o intrecciano due buste della spazzatura spacciandole come la nuova moda, hanno diritto ad essere apprezzati, valorizzati e magari anche pagati.

Non sono per la mortificazione della creatività. Anzi. Questo è il segnale che anche nel lavoro si proietta una ricerca di sé, del proprio ego, della propria persona a qualunque costo senza prendere in considerazione affatto lavori dove bisogna occuparsi degli altri, mansioni più modeste, dove esercitare la cura, l’attenzione e il sacrificio.

Evidentemente tutto questo non nasce solo dai modelli educativi che i media ci propinano ma anche da un crescente allontanamento dalla fede. Allontanandoci sempre di più dal Creatore che ci ama e ci considera uno ad uno come dei capolavori, noi abbiamo perso il contatto con il trascendente, con la consapevolezza che la felicità si declina nel dono di sé agli altri e in un certo qual modo supera i confini di questa vita per spalancarsi sull’eternità. Estromettendo Dio anche dall’educazione dei nostri figli, dei nostri giovani noi abbiamo smesso di consegnare loro la chiave del successo: sentirsi amati e amare. E abbiamo permesso che cadessero in tutte le trappole dell’apparenza e della pretesa che questa società consumistica tende ad ogni passo. 


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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