9 Gennaio 2023

Abbandonato in istituto dai genitori perché disabile

Due genitori hanno lasciato il loro figlio disabile quindicenne in una struttura di cura in provincia di Pisa per ben cinque anni, senza andare quasi mai a trovarlo. All’inizio il padre ha cercato di essere presente più frequentemente, veniva a fargli visita, restava un po’ di tempo con lui, gli telefonava spesso. Poi pian piano si sono diradati i contatti, dal 2017 il ragazzo è stato completamente abbandonato nell’istituto di accoglienza Stella Maris, a Fauglia, provincia di Pisa. La notizia riportata da Il Tirreno dice che molto probabilmente sono tornati a vivere in Francia, loro Paese di origine.

Il padre del giovane, di 48 anni, è stato denunciato per il reato di abbandono di minori. Il Tribunale di Pisa, chiamato ad esprimersi sul caso, ha però assolto l’uomo: infatti non sussisterebbe abbandono di minore in quanto il ragazzo non è stato messo in pericolo di vita dal comportamento del padre e della madre. Secondo i giudici, lasciandolo in una struttura di cura, l’uomo si è assicurato che il figlio venisse seguito al meglio dal personale. La famiglia ha vissuto per anni a Santa Croce sull’Arno. Qui l’uomo aveva avviato una piccola impresa edile. Prima di lasciare l’Italia per la Francia, i due avrebbero deciso di affidare alla struttura di cura Stella Maris, il figlio disabile. Con l’assoluzione del padre, resta aperto il fascicolo sulla madre con le stesse accuse al marito ma sembra irreperibile per ora. 

La notizia non può che lasciare una grande amarezza. Sarà interessante leggere le motivazioni dei giudici nel dettaglio. Per il momento è facile cadere nel giudizio tranciante nei confronti di questi genitori. Non conosciamo la vicenda. Siamo inorriditi, almeno da quanto leggo in alcuni commenti, dal comportamento di questi genitori. È chiaro che un figlio sofferente o con disabilità necessita dell’affetto e della cura dei propri genitori. La famiglia è il primo riferimento essenziale. Ciò che non si dice è la solitudine che avvolge come un’ombra le famiglie con figli disabili. È una questione di cui si parla ancora troppo poco ma che difatti angoscia tanti papà e tante mamme.

Sei anni fa con la legge 112/2016, la cosiddetta Dopo di noi, si tentò di dare una risposta concreta non solo quando ormai anziane e malate, le famiglie si trovano a fare i conti con un figlio disabile ma anche durante, per favorire processi di autonomia dove è possibile o affiancare le famiglie durante il percorso. Cosa è stato fatto? Se si leggono le Leggi di bilancio degli ultimi anni, i fondi sono stati istituiti ma ci sono molti ritardi nel ripartire e liquidare le risorse alle Regioni.

Come sempre siamo pieni di buone intenzioni ma nei fatti procediamo a passo di lumaca. È evidente che queste famiglie non costituiscono la priorità. Non è solo un problema economico ma anche culturale. Si tende ad investire maggiormente ed ossessivamente sulle tecniche di diagnosi prenatale per arrivare ad eliminare il problema alla radice oppure meglio investire sulle campagne pro-eutanasia, cosicché quelle persone che diventano disabili nel corso della vita, possono essere tranquillamente represse. In entrambi i casi il risparmio economico è notevole.

Poi ci stracciamo le vesti davanti al caso accaduto a Pisa. C’è una grande contraddizione in tutto questo. L’ipocrisia di chi vorrebbe soppesare gli eventi con il metro dell’emotività a seconda dei casi. Siete mai entrati a contatto con una famiglia con un figlio disabile? Sapete delle rinunce che hanno dovuto affrontare, della solitudine in cui sono immersi e della forza che tirano fuori ogni giorno assistendo quel figlio e non immaginando la loro vita senza di lui o senza di lei? Cosa facciamo noi per loro? Proviamo pietà? Pensiamo: meglio per quel figlio che non fosse mai nato? Ci defiliamo in buon ordine pensando che è meglio la morte che vivere così?

Piuttosto interroghiamoci: qual è la nostra parte? E qual è la parte della società, delle istituzioni, della Chiesa? Bisogna aprire gli occhi, intercettare queste situazioni, farsi accanto. Anche i sussidi economici se non accompagnati da una presa in carico in ogni ambito, dalla vita sociale a quella ecclesiale, è poca cosa. Chiediamo occhi nuovi, un cuore grande e il coraggio di guardare al di là del nostro naso.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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