28 Gennaio 2023

L’amore di una madre vince ogni orrore

Che valore diamo alla maternità? Troppo poco. C’è una sproporzione tra quello che l’esperienza materna genera nel cuore e nell’esistenza dei figli – e dunque di ciascuno di noi – e ciò che la cultura sta tentando di fare negli ultimi cinquant’anni.

Per me l’aborto è uno dei drammi più atroci di questa frattura. Dividendo una madre dal proprio figlio, esaltando la libertà di scelta della donna senza includere nei conti l’esistenza del bambino, è già condannare l’umanità all’infelicità. È vero, non tutte le esperienze di maternità sono idilliache, ci sono figli che lamentano madri oppressive o assenti, ma questi dati semmai non servono altro ad acclarare l’elemento fondativo di questo rapporto.

La cura, la dolcezza, la generazione della relazione materna ha molto a che fare con la felicità personale e sociale. Ieri ho pianto quando ho letto l’editoriale di Etgar Keret, scrittore israeliano, sulle colonne di Sette, il settimanale del Corsera. E voglio condividere questa pagina drammatica ma così intrisa di amore che, semmai ne avessimo bisogno, ci mostra lo spessore della relazione materna.

I genitori di Etgar sono sfuggiti all’orrore dell’Olocausto. All’epoca avevano sei e sette anni. Scrive Etgar: “Questo racconto l’ho sentito una volta soltanto. I miei genitori erano appena rientrati da un matrimonio e mia madre era completamente ubriaca. Se quella sera avesse bevuto un bicchierino di meno, non potrei condividerlo con voi oggi. Me lo immagino un po’ sfocato. Nella storia, la mamma di mia mamma tiene la mano di mia mamma bambina e con l’altro braccio si stringe al petto il neonato, fratellino della mamma, mentre salgono delle scale. La mamma sente alle spalle il suono dei passi delle persone che le inseguono. Quando arrivano al tetto, la sua mamma le chiede di correre con tutte le forze e poi di saltare giù sul tetto vicino, leggermente più basso. «Non aver paura» le dice «ce la farai».

La mamma aspetta un momento, in attesa che la sua mamma le dica «io salterò subito dopo di te», ma lei ansimante dopo la corsa non aggiunge parola. «Quando ti rivedrò?», chiede mia mamma e la sua si china, i loro volti vicinissimi, e dice: «Devi correre più veloce che puoi e saltare più lontano che puoi, e dopo che sarai atterrata continua a correre con tutte le tue forze, non ti fermare finché non arriverai dal papà. Dopo crescerai e diventerai una donna, incontrerai un uomo, vi innamorerete e avrete una famiglia, e alla fine sarai vecchia e morirai. Appena sarai morta, presentati dal primo angelo che vedi e digli, ‘sto andando a incontrare mia mamma,’ e lui saprà, perché gli avrò già parlato io, lui saprà e ti accompagnerà da me»”.

La storia non finisce qui. Dopo essere saltata sull’altro tetto, la mamma di Etgar non ha continuato a correre come le aveva raccomandato la sua mamma, ma si è nascosta e ha visto come i soldati nazisti uccidevano sua madre e fracassavano la testa del fratellino contro un muro di mattoni. Quarantasette anni dopo la madre è morta. L’ultima frase che ha detto ad Etgar prima di andarsene è stata «sto per incontrare mia mamma».


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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