David O’Connell, vescovo ausiliare di Los Angeles, noto per il suo impegno da anni con gli immigrati, i poveri e le vittime della violenza armata a South LA, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco. Lo rende noto l’agenzia di stampa Catholic News Agency. La sparatoria è avvenuta intorno alle 13 (22 in Italia) di sabato 18 febbraio all’interno di una casa a Hacienda Heights, nella contea di Los Angeles.

Il vescovo O’Connell aveva 69 anni, nato in Irlanda, si era trasferito in California nel lontano 1979. Dopo l’ordinazione sacerdotale, aveva prestato servizio come viceparroco in numerose comunità di Los Angeles. Nel 2015 è stato eletto da Papa Francesco vescovo ausiliare.

L’arcivescovo della città americana, Mons. José Gomez, ha dichiarato dopo aver appreso la notizia della morte di O’Connell: «Sono molto triste di annunciare che il nostro amato vescovo ausiliare David O’Connell è morto inaspettatamente. È uno choc e non ho parole per esprimere la mia tristezza», e ha aggiunto l’arcivescovo, “il vescovo Dave era un uomo di profonda preghiera che aveva un grande amore per la nostra Madre. Un uomo di pace con un cuore grande per i poveri e gli immigrati, ed era appassionato nel costruire una comunità in cui la santità e la dignità di ogni vita umana fossero onorate e protette”. Ha chiesto quindi preghiere per l’anima del vescovo, che ha affidato alla Vergine di Guadalupe, e per la sua famiglia in Irlanda. Diversi fedeli, intanto, si sono riunite al luogo del decesso per accendere candele e recitare il Rosario a testimonianza anche di quanto era amato nella sua città.

La giustizia farà luce su quanto accaduto e su questa efferata violenza: un colpo solo sparato diritto al petto. Noi possiamo pregare e ricordare il nesso indissolubile tra sacerdozio e sacrificio. Sia nell’ordinazione sacerdotale che in quella episcopale, il candidato è chiamato a prostrarsi a terra, a faccia in giù, aprendo le braccia. È il segno che si accetta di conformare la propria vita a quella di Gesù in croce, si presenta come vittima, offerta, olocausto.

Quel segno ricorda a noi che il sacerdote vive tutta la sua esistenza nella dimensione eucaristica, nel dono, nell’offerta di tutto, delle sue intenzioni, sogni desideri, ma anche del suo corpo, della sua stessa vita. Nulla più gli appartiene. La rinunzia alla propria libertà comporta anche la scelta consapevole e irreversibile di essere pronto a morire per Lui. Morire per amore. In un tempo in cui siamo propensi a ridurre l’amore solo al soddisfacimento di sogni e attese individuali, un tempo in cui anche la vocazione alla vita verginale e sacerdotale si secolarizza secondo i criteri del mondo, il sangue di questo nostro fratello vescovo ci ricorda che il Vangelo non va annacquato, edulcorato per adattarlo alla mentalità corrente. Ci sono persone che danno la vita pur di custodire il tesoro prezioso scoperto in Gesù.

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