Ieri sera, dopo la Celebrazione Eucaristica, rivedo un amico dopo molto tempo. Noto subito brillare nei suoi occhi una luce diversa e difatti mi abbraccia e mi dice: “Devo darti una notizia splendida!”. L’impressione iniziale è dunque giusta. Lo guardo e in attesa della sua rivelazione lo anticipo: “Attendete il terzo figlio?”. E lui mi risponde: “Quasi…” e aggiunge con immensa gioia: “Io e mia moglie abbiamo cominciato insieme un cammino di fede in una comunità di sposi”.

Sono immensamente felice per lui. È da anni che attende questo momento. Pur nel rispetto assoluto reciproco, la moglie non aveva voluto impegnarsi in un vero e proprio cammino coniugale. La gioia di questo mio amico mi ha contagiata. Ci siamo lasciati con la promessa di riparlarne ma quella luce mi ha fatto molto riflettere.

Chi ha fatto esperienza di Gesù nella sua vita e ha visto cambiare tutta la sua esistenza a partire da questo incontro, desidera che anche le persone amate possano condividere la stessa gioia e la stessa autenticità di vita che il Maestro dona a coloro che lo accolgono. Vale per le persone amate ma in modo particolare per il proprio coniuge, la persona più vicina, la propria stessa carne. Quando questo non avviene per mille motivi – perché l’altro non ha mai aperto il cuore a Dio veramente, quando pensa di avere fede a modo suo o che tante forme di manifestazione della fede sano inutili o troppo laboriose – il cammino dell’amore appare più faticoso e tempestoso. Certo non impossibile ma molto affidato alle capacità di ciascuno.

Chi sceglie di rispondere con consapevolezza alla vocazione al matrimonio e si prepara a ricevere il sacramento che sigilla l’alleanza nuziale, tira in ballo Gesù. La sua grazia è una sorgente inesauribile di fecondità e di gioia ma i più preferiscono non “utilizzarla”. Resta un tesoro che non si fa trafficare.

Mons. Léon-Arthur Elchinger è stato vescovo di Strasburgo dal 1967 al 1984, è morto alla fine degli anni ’90 sazio di vita. Ha scritto in un libro molto bello, Je plaide pour l’homme rispetto alla fedeltà e a quanto conviene rivolgersi a Dio nella coppia: «Ci si può impegnare a essere fedeli a qualcuno in modo assolutamente definitivo? Se alcuni pensano che una fedeltà assoluta sia una “follia”, i credenti lo ritengono possibile. Poiché Dio è eternamente fedele e invita gli uomini a esserlo, i credenti coinvolgono Dio nella loro decisione. Essi invocano l’aiuto di Dio quando decidono di donarsi definitivamente a qualcuno. La speranza di Dio nella nostra fedeltà dona agli uomini l’audacia di impegnarsi a essere totalmente fedeli. Impegnarsi per tutta la vita diventa così espressione della speranza cristiana inscritta nel profondo del nostro essere, che deve permettere ai cristiani di portare, senza menzogne e senza ipocrisie, il bel nome di “fedeli”».

Coinvolgere Dio nelle nostre decisioni. Spesso lo dimentichiamo, anche tra quelli che ordinariamente fanno un cammino di fede. Bisogna cominciare a ragione in tre e non in due. E questo non è solo fecondo ma anche decisamente consolante. La Sua presenza unisce, fortifica, aiuta ad andare oltre le attese e le pretese egoistiche. Sono davvero contenta per il mio amico e la sua sposa. So che lui ha tanto pregato per questo e ha chiesto anche a noi amici di farlo. E Dio non ha mancato di essere fedele alle sue promesse.

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