È sera, da lontano sento risuonare le musiche dei carri di carnevale in piazza. Immagino le risate dei bambini, le madri che li rincorrono nel tentativo di proteggerli con una sciarpa o un cappello dall’umidità della sera. Accendo la tv, le immagini dall’Ucraina e del terremoto in Turchia mi raggiungono come una lama. Penso che non è la stessa cosa leggere della guerra e vedere la guerra. I giornali li leggo ogni giorno, la tv non l’accendo quasi mai. Eppure basta una immagine a farmi rendere conto che ci stiamo abituando al conflitto, alle tragedie che piombano nella nostra vita.

Dopo la paura della pandemia, ci siamo rivestiti di un mantello impermeabile. Più di prima cerchiamo di difenderci dagli orrori del mondo ma anche dalle piccole tragedie quotidiane che sono intorno a noi. Il male dilaga e noi non riusciamo a contenerlo. Cerchiamo solo di scansarlo quanto più possibile, rifugiandoci nelle nostre illusorie comfort zone. La Quaresima invece ci scaraventa nell’agone, pronti a fare la nostra parte. Non ci chiede di arretrare, di chiuderci impavidamente nelle nostre caverne in attesa della luce della Pasqua. Al contrario ci porta fuori da noi, ci chiede di affrontare la battaglia a partire da noi. Oggi, chinando il capo per ricevere le Sacre Ceneri, ci ricorderemo che la nostra vita senza Dio è vuota, priva di significato. Le nostre relazioni senza quell’amore gratuito di Cristo sulla croce è polvere che il vento dell’invidia, delle gelosie, dei tradimenti, del peccato, porta via lasciandoci più nudi e più esposti alla morte.

La Quaresima invece è il faticoso cammino di ritornare a casa. È il tempo di sentire bruciare nel nostro cuore il dolore di un’assenza. Sapete quando una persona che tu ami profondamente si allontana da te, mette una distanza? Quel vuoto crea una voragine che sembra inghiottirti ogni giorno di più. Quando con il peccato ci allontaniamo dal cuore del Padre è questo ciò che sperimentiamo. Il freddo dell’abbandono nascosto dentro l’illusione di una vita più semplice. 

Il tempo quaresimale ci chiede di rientrare in noi, di vedere la miseria che circonda la nostra vita, di chiamare per nome quella relazione sbagliata, quella perseveranza in un atteggiamento malato e di presunzione. È tempo di uscire dalla melma e di incamminarci verso la casa del Padre. È tempo di liberarci da tutto ciò che ci allontana da Lui, di sentire fame della sua Parola, sete dell’acqua della Riconciliazione, di desiderare il riposo sul suo seno traboccante di misericordia. È l’assenza dell’Amore che mi fa muovere, uscire, combattere, piangere…non rassegnarmi al male dentro e fuori di me. Dobbiamo incamminarci, malati, zoppi, ciechi, peccatori. Magari tenendoci per mano, verso quella soglia dove insieme al Figlio amato, il Padre sta preparando per noi il banchetto pasquale. Buon combattimento!

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