4 Marzo 2023

Uccise i suoi cinque figli, una madre chiede e ottiene l’eutanasia

Si può rispondere alla morte con la morte? In Belgio sì. Geneviève Lhermitte, 56 anni, nel 2007 aveva ucciso a coltellate i suoi cinque figli – che all’epoca avevano tra i 3 e i 15 anni – ed era successivamente stata condannata all’ergastolo. Il 28 febbraio, esattamente 15 anni dopo quella strage, è morta all’ospedale Leonardo da Vinci di Montigny-le-Tilleul dopo aver chiesto e ottenuto l’eutanasia “per sofferenza psicologica irreversibile”.

In quel pomeriggio maledetto, mentre il marito era in viaggio all’estero, Geneviève sgozzò prima le sue quattro figlie – Yasmine di 14 anni, Nora di 12, Miryam di 10 e Mina di 8 – e poi il suo unico figlio maschio, il piccolo Medhi di 3 anni, cercando alla fine senza successo di togliersi la vita. Poco prima aveva lasciato una lettera indirizzata a un’amica nella quale spiegava di trovarsi in una situazione “inestricabile”. Nel dicembre del 2008, fu condannata all’ergastolo per omicidio premeditato, ritenuta capace di intendere e di volere anche a seguito del rinvenimento di una lettera che la donna aveva scritto al suo psicologo il giorno prima degli omicidi nella quale rivelava i suoi piani per suicidarsi e portare con sé i figli. Una seconda analisi indicò però che la donna non poteva essere ritenuta responsabile delle sue azioni, raccomandandone il ricovero in una clinica psichiatrica che avvenne dopo dieci anni di carcere sotto i benefici della libertà condizionale.

L’eutanasia concessa a Geneviève è il secondo caso messo in risalto nel giro di pochi giorni in Belgio. Un’altra donna, infatti, Nathalie Huygens, madre di due figli, ha ottenuto l’autorizzazione a mettere fine alla propria vita per le sofferenze psicologiche provocate da uno stupro avvenuto nel 2016 che nessuna terapia è riuscita ad alleviare. Manca ora soltanto la data in cui la procedura avrà luogo.

Due casi terribili, di una sofferenza certamente atroce e devastante. Un dolore che ti annebbia la mente, i pensieri… ma qual è la risposta che come società diamo davanti a questa tragedia? La morte. Completiamo l’opera che quindici anni prima Geneviève non ha avuto il coraggio di fare e l’abbandoniamo completamente alla sua sofferenza. Le diciamo che no, non è proprio possibile vedere la luce. E così le procuriamo la morte perché se è voluta, nulla da eccepire. Altrimenti la pena di morte è accolta come una violenza. Mi spiegate la differenza? Perché non la comprendo. So solo che la morte di questa donna è una grave sconfitta. Per tutti.

Sono anche io terrorizzata che una madre possa arrivare ad uccidere non uno ma cinque figli, uno dopo l’altro, con una forza e una violenza inaudita. Una madre è colei che ti ha messo al mondo, ti custodisce, ti protegge, ti ama… La colpa e il dolore non giustifica una risposta altrettanto cruenta. Stiamo creando degli spazi di suicidio legalmente riconosciuto senza battere ciglio. È come assistere inermi al salto nel vuoto di una persona che cerca la morte senza alzare un dito ma giustificando addirittura quel gesto in nome della sofferenza provata dalla stessa. È il fallimento delle relazioni di cura. L’epilogo del male che vince sul bene. Non c’è nessuna giustizia in tutto questo. Uccidendo la madre abbiamo privato di senso anche la morte dei suoi figli. Una sconfitta, per tutti.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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