16 Marzo 2023

In Belgio la fabbrica della morte spacciata per civiltà

Nel 2022 in Belgio sono state registrate 2.966 pratiche eutanasiche (50,4% uomini, 49,6% donne). Rappresentano il 2,5% di tutti i decessi nel Paese (rispetto al 2,4% nel 2021). Il loro numero è aumentato di quasi il 10% rispetto all’anno precedente e del 26% dal 2018. Gli over 70 costituiscono il 69,9% delle richieste e più in particolare la fascia di età tra gli 80 e gli 89 anni, la più rappresentata (29,2%). Lo scorso anno otto persone di età inferiore ai 29 anni hanno chiesto e ottenuto l’eutanasia. In oltre il 90% dei casi, i medici hanno utilizzato un prodotto anestetico ad azione rapida iniettato per via endovenosa (tiopentale, propofol) associato o meno a un paralitico neuromuscolare.

Ho riportato i numeri nudi e crudi e le percentuali per comprendere bene davanti a quale inferno siamo. I dati si prestano ad alcune considerazioni necessarie. La vita degli altri deve interessarci, deve starci a cuore. Dietro ai numeri ci sono storie, volti, persone che sicuramente stavano vivendo un periodo di grande sofferenza e di grande difficoltà. Faccio fatica a pensare che l’unica risposta che riusciamo a dare come società civile sia l’eutanasia cioè il consenso perché si inietti nel corpo un veleno capace di paralizzare velocemente tutti i muscoli del corpo finanche a spegnere il cuore.

Credo che tutto questo aldilà del discorso sulla sacralità della vita – per me prioritario – sia una grande sconfitta dell’umanità, della tenuta delle relazioni e della incapacità di dare un senso al dolore. Dovremmo chiamare le cose per nome e dire che siamo di fronte a dei veri e propri suicidi legalizzati. Non mi sembra che davanti ai suicidi procurati volontariamente, forse per gli stessi o per altri motivi, ci sia la stessa reazione. Molti si chiedono come si sia giunti a tanto, perché nessuno se ne è accorto, come si poteva evitare… Domande legittime, umane. Come mai scompaiono quando si parla invece di eutanasia?

Negli ultimi 20 anni in Belgio le maglie della legge sono sempre state allargate, basti pensare alla concessione dell’eutanasia anche ai minori di 18 anni senza limiti di età. Le richieste poi avvengono sempre di più con malattie sempre meno gravi. Un decesso per eutanasia su cinque riguarda persone affette da polipatologie cioè problemi di salute «cronici», ma non mortali: abbassamento della vista, problemi di udito, difficoltà di deambulazione e incontinenza legata all’insufficienza renale. Sono inoltre in costante aumento i casi di pazienti uccisi perché affetti da depressione o autismo. Altro che casi eccezionali! Qui vedo solo un grande risparmio da parte dello Stato in pensioni e cure ospedaliere.

E tutto lascia pensare che in futuro la situazione peggiorerà: da anni il Parlamento belga cerca di permettere l’uccisione delle persone affette da demenza, non più capaci di intendere e di volere, se pur in possesso di una dichiarazione anticipata di trattamento (che però può non coincidere con la volontà attuale del malato), e per autorizzare le persone semplicemente stanche di vivere a essere uccise. Siamo al delirio di onnipotenza. Quando anche per una sola persona si stabilisce che la sua vita non è più degna di vivere in alcune condizioni, allora si apre la porta ad un male le cui conseguenze saranno devastanti per tutti. Purtroppo.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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