18 Marzo 2023

Tommaso Zorzi ti capisco, hai tutta la mia solidarietà ma…

Mi hanno scritto alcuni amici chiedendomi cosa ne pensassi delle lacrime di Tommaso Zorzi sul suo profilo Instagram. Dico innanzitutto che questo bel ragazzone di 28 anni, che la stampa definisce influencer, vincitore di Grande fratello Vip – non chiedetemi la differenza con il Grande fratello quale sia, a naso direi che nei Vip c’è gente conosciuta ma io ignoro chi sia – ha ragione su una cosa importante. L’uomo desidera diventare padre. C’è un’età in cui questo istinto primordiale si afferma con tutta la sua forza. Io credo al fatto che Zorzi passa davanti agli asili e vedendo quegli esseri, paffuti e sempre sorridenti, giocare, gli nasca quel dolorino dal profondo delle viscere che lo fa esclamare: “Io purtroppo non sarò mai padre!”. Il problema è credere che lo Stato italiano, arcigno e cattivo, a cui regolarmente Zorzi paga le tasse, sia la causa del suo malessere, delle sue lacrime e della sua impossibilità di accedere alla paternità. Non è il governo che impedisce a Zorzi di esserlo piuttosto il fatto incontrovertibile che due uomini o due donne sono sterili, incapaci cioè di dare alla luce una nuova vita. C’è bisogno di un padre e una madre. Prima considerazione, scontata ma non banale.

La seconda è questa. Zorzi certamente nel suo discorso fa riferimento, anche se non lo dice apertis verbis, alla decisione del Senato di queste ore sulla proposta di regolamento europeo che, se fosse passata, avrebbe permesso a coloro che hanno avuto figli in qualsiasi Stato europeo diverso dal proprio di essere automaticamente riconosciuti come genitori anche nel proprio paese, attraverso un “certificato europeo di filiazione”. La maggioranza non ha detto no alle adozioni o ai figli nelle famiglie omogenitoriali – il che si potrebbe comunque discutere – come banalmente sintetizzato da Zorzi, ma ha detto no all’imposizione dell’Unione Europea sulla semplificazione di iter, che in Italia ha un altro decorso oltre al fatto che la proposta europea avrebbe legittimato forme di maternità surrogata vietate in Italia già molto prima che il Governo Meloni si insediasse.

Zorzi ha usato nel suo video molti luoghi comuni, adatti ad un pubblico che si ferma all’emotività e si rifiuta di accettare la realtà. Quale realtà? Che l’utero in affitto è una pratica aberrante e disumana, inaccettabile, e “costituisce una violazione della dignità umana e dei diritti umani”. Nell’Unione Europea la maternità surrogata non è consentita nella maggior parte dei Paesi. La politica di Bruxelles sembra però incentivare la tendenza contraria: tutelare il bambino anche se così facendo agevola la coppia che ha ricorso, illegalmente, dell’utero in affitto. 

Dobbiamo anche aggiungere perché come sempre si tende a strumentalizzare tutto a partire dalle lobby che lo Stato italiano non sta negando la trascrizione solo alle coppie omosessuali, ma ad ogni coppia che voglia rientrare in Italia con un bimbo nato da utero in affitto all’estero. Come contempla la legge 40: “chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza la commercializzazione di gameti o di embrioni o la surrogazione di maternità è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro”.

Caro Tommaso dunque la questione non è che tu sei omosessuale ma che un figlio non è un prodotto che ordini e ti arriva dopo alcuni mesi solo perché tu lo hai richiesto e desiderato. Questa è una pratica indegna per tutti, per le donne, per i figli, e anche per te che pensi che ne hai diritto solo perché lo desideri. Un buon padre è innanzitutto un uomo che sceglie il bene del figlio prima di ogni suo desiderio o presunto diritto. Serve solo un po’ di buon senso per comprenderlo. Se poi sei spinto poiché sei un influencer – e questo mi dispiace molto per i giovani che ti seguono – da altri che hanno bisogno di qualcuno famoso per portare avanti le loro battaglie ideologiche, allora ricaccia indietro le lacrime da coccodrillo e ringrazia perché qualcuno ha ancora un po’ di sale nella zucca.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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