29 Maggio 2023

A Gabriele Muccino: “senza speranza non c’è felicità”

In un’intervista rilasciata a Repubblica, il regista Gabriele Muccino, che racconta nei suoi film, disfunzioni, frustrazioni e contrasti tra genitori e figli, sorelle e fratelli, parla di famiglia e dice: “Non ho mai creduto alle famiglie felici, anche quelle perfette nascondono crepe”. Neanche io ho incontrato mai famiglie perfette, e soprattutto quante crepe vedo e ho visto nella mia famiglia e in tante incontrate grazie al mio lavoro. Oggi però posso dire che anche in quelle più disastrate, sbandate, sgangherate, lì dove l’egoismo e l’individualismo hanno ceduto il passo all’amore e alla fiducia, lì dove le parole della promessa del “per sempre” hanno avuto più peso di quelle del mondo, lì dove ad un Altro gli sposi si sono affidati per costruire mille volte daccapo la loro casa, proprio quelle famiglie sono la culla della felicità.

Le parole e le espressioni che Muccino usa evidenziano certamente un vissuto interiore fatto di molte ombre: “Tutto nasce dai genitori, dal trasferimento dei difetti di fabbrica…Tra i figli si salva solo chi ha una natura più forte, chi ha lo sguardo più alto, come se fosse su una torretta”. E poi, in una famiglia, “il poco amore crea una mancanza di fiducia in sé stessi e si cercheranno conferme in persone che ricorderanno chi ci ha fatto più male, coazione a ripetere”. Mentre “nel troppo amore pensi che sei nato per vincere e la vita ti ricorderà con forza che sei impreparato, proprio perché sei stato troppo protetto da quell’amore così possessivo. Ti hanno messo addosso un’armatura e invece rimani nudo. Sei più fragile rispetto a chi ha costruito la propria corazza”.

Ammette poi di non credere nella favola che un tempo i matrimoni e l’amore durassero di più: “Si dava per scontato che ci fosse una seconda famiglia; se c’era l’amante, la moglie chiudeva un occhio. Gli uomini mandavano i figli a perdere la verginità nei bordelli. Erano famiglie disfunzionali i padri erano anaffettivi rispetto a quelli di oggi, c’era una visione dei ruoli schematica. Il divorzio è arrivato negli anni 70, l’ipocrisia era necessaria per andare avanti”.

Sono molti anni ormai che mi occupo di famiglia da un osservatorio privilegiato che è essere io stessa famiglia. Ho incontrato molti sposi e raccontato le loro storie. Ho visto naufragare alcuni matrimoni, anche quelli che sembravano davvero capaci di superare qualsiasi avversità. Ho toccato con mano il dolore di genitori che non riuscivano più a creare nessun contatto con i figli, genitori che si chiedevano dalla mattina alla sera dove avevano sbagliato. Ho visto donne sprofondare nel baratro della depressione perché i loro mariti se ne erano andati lasciandole sole e angosciate. Muccino fotografa la realtà è vero ma solo una parte o meglio solo quella che il cinema, le serie tv, le canzoni ci raccontano come l’unica narrazione. E purtroppo ci abbiamo tutti creduto.

Assistiamo inermi alla disfatta della famiglia che passa attraverso questo racconto. Arresi a questo modello disperato di famiglia. Siamo rei di una grande colpa: abbiamo strappato dal cuore dei giovani il desiderio di famiglia, il sogno dell’amore eterno. Non trasmettiamo più la bellezza racchiusa nella fatica e nella fedeltà di rinnovare ogni giorno ad un altro, ad un’altra, tutto l’amore possibile. Eppure questa felicità che tanti cercano di offuscare, cancellare, occultare, esiste. Io l’ho vista. È fatta di ore in ginocchio a pregare per la conversione del marito e dei figli. È fatta del silenzio dello sposo che a sera dopo una giornata di lavoro stende la biancheria perché vede la moglie esausta. È fatta del sorriso di quel figlio che si illumina vedendo i suoi genitori abbracciati sul divano dopo che avevano litigato. È fatta di mani che si stringono e si innalzano al Cielo per lodare il Padre celeste. È fatta di case che si aprono per accogliere, ragazze madri, bambini soli, poveri e reietti dalla società. Vorrei chiedere a Muccino: perché non provare a raccontare anche queste famiglie? Non faranno girare i portafogli ma riempiono il cuore di speranza. E senza speranza non c’è felicità.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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