VALORE DEL CORPO

Vi sbagliate di grosso, il sesso non è solo uno “sport”

La notizia è pruriginosa, di quelle che non potevano passare La notizia è pruriginosa, di quelle che non potevano passare inosservate per l’“attenta” stampa nostrana, sebbene a darne notizia sia stato innanzitutto il tabloid inglese Daily Mirror: in Svezia si è deciso di organizzare il primo campionato europeo di sesso, che è iniziato martedì 6 giugno.

Il presidente della Swedish Sex Association Dragan Bratych ha dichiarato che l’obiettivo della definizione del sesso come sport è “massimizzare il piacere con il voto del pubblico che varrà un 70% e un 30% del punteggio che sarà assegnato da un’apposita giuria”. 

I dettagli non finiscono qui: la “gara” durerà diverse settimane e ogni partecipante dovrà competere per 6 ore al giorno, “ci saranno ben 16 discipline, tra cui seduzione, sesso orale e penetrazione”.

Certo, il titolo, per far viaggiare la notizia sui siti web è stato dato come una novità: “il sesso riconosciuto come sport”; la realtà dei fatti ci mostra invece che non è altro che l’ennesimo tentativo di sdoganare ancora di più il mondo del porno a basso costo e a largo consumo, che domina ormai social, tv e offerte online.

La deriva della disumanizzazione a cui stiamo assistendo negli ultimi decenni ha trovato proprio nel libertinismo sessuale e nella decostruzione di ogni riconoscimento “istituzionale” dell’unione fisica il grimaldello attraverso cui si è avviato il processo di schiavizzazione delle coscienze. 

Leggi anche: OnlyFans: cos’è, come funziona e perché è di fatto prostituzione? (puntofamiglia.net)

Non più la persona, ma il corpo e il cuore separati; non più la bellezza dell’amore generativo, ma la fruizione del corpo “usa e getta”: tutto lecito, tutto libero, tutto “giusto” per il consumo di un effimero piacere.

Far credere che il rapporto sessuale sia solo “sesso”, sia solo “esercizio fisico”, sia solo “ginnastica da letto” è proprio la decostruzione culturale della persona che è stata posta alla mercè del libero mercato. Una deriva che accomuna – ahinoi – destra e sinistra e che vede solo nel senso religioso l’ultimo baluardo che non vuole arrendersi a questa banalizzazione dell’amore, della sessualità dell’individuo, dell’essere uomo e donna, di “essere”, prima ancora che “fare”, “servire”, “usare” (ed essere usati) o “apparire”.

Qualche tempo fa, avevamo parlato della deriva di OnlyFans, un social network a pagamento in cui la commercializzazione del proprio corpo è diventata una proposta imprenditoriale per uomini e donne di ogni tipologia e di ogni estrazione sociale. Un modello per provetti business-men (e women) 5.0…

Ora arriva l’ennesima boutade: andiamo a vedere la “partita”.

“Voyeur di tutto il mondo unitevi…”. Anche Karl Marx si rivolterebbe nella tomba… 




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Vito Rizzo

Vito Rizzo è nato e vive ad Agropoli (SA). Avvocato e giornalista, autore e conduttore di programmi televisivi di informazione religiosa. È catechista, educatore di Azione Cattolica e direttore del Festival della Teologia “Incontri”. Oltre alla Laurea in Giurisprudenza all’Università “Federico II” di Napoli, ha conseguito la Laurea in Scienze Religiose presso l’ISSR “San Matteo” di Salerno e sta proseguendo gli studi teologici presso la Sezione “San Luigi” della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli. Tra le sue pubblicazioni “La Fabbrica del Talento”, Effedi editore (2012), con Milly Chiarelli “Caro Angioletto. Le preghiere con le parole dei bambini”, L’Argolibro editore (2014), con Rosa Cianciulli “Francesco. Animus Loci”, L’Argolibro editore (2018). Ha attivato un suo blog (vitorizzo.eu) su cui pubblica riflessioni e commenti e collabora alla rivista on line di tematiche familiari Punto Famiglia. Sempre con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato “Carlo Acutis – l’apostolo dei Millennials”.

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