CHIESA E SESSUALITÀ

Fa coming out sui social: sospeso come educatore dal Grest. La polemica scoppiata a Cesena

Fa coming out sui social e il giovane, maggiorenne, non può più fare l’educatore in parrocchia. Che scoppiasse la polemica, attorno a questa vicenda verificatasi a Cesena, era inevitabile. La notizia arriva come una bomba in un clima già caldo. Oggi c’è molta sensibilità verso le persone con tendenza omosessuale. 

Nessuno deve essere discriminato per via del proprio orientamento sessuale. Rattrista pensare che ci sono Paesi in cui ancora si viene perseguitati fisicamente o si ritiene che debba essere prevista l’incarcerazione. Rattrista pensare che ci sono genitori convinti che “meglio un figlio morto di un figlio gay”.

Proprio pensando a tanto dolore ingiustamente provocato, oggi si tende, a ragione, ad accettare di più le persone, in qualunque modo si sentano, e ad accoglierle.

L’attività del Grest dove è scoppiato il caso sarebbe dovuta partire all’inizio di luglio.

Nei giorni scorsi uno dei due responsabili dell’iniziativa estiva ha, però, postato sui social alcune immagini dalle quali si esplicitava una sua tendenza omosessuale (non è chiaro, però, che cosa abbia scritto e mostrato). Alcuni adulti si sono accorti del fatto e lo hanno riferito al parroco che, dopo essersi consultato con alcuni suoi confratelli, ha incontrato il ragazzo, dicendogli: “Tu puoi continuare a svolgere il ruolo di organizzatore del Cre, ma non quello di educatore”. 

Perché questo atteggiamento della parrocchia ha fatto scalpore? Perché oggi, appunto, si è molto attenti a non discriminare nessuno. E questa vicenda, invece, ha il potere di evocare in un attimo il tempo in cui le persone con tendenza omosessuale venivano escluse dai luoghi di lavoro al pubblico o dovevano tenere nascosto il proprio orientamento sessuale per non essere derise, offese, umiliate. Ad aumentare questa percezione le esternazioni del sindaco di Cesena Enzo Lattuca, che affida a un post su Facebook queste parole: «Pensavo che il Medioevo fosse ormai alle nostre spalle e che episodi di discriminazione come questo, inaccettabili, fossero estranei alla nostra città. Evidentemente mi sbagliavo».

La Diocesi ci ha tenuto a precisare che non si voleva discriminare nessuno. È stata diffusa una nota in cui ha messo in chiaro che “La Chiesa di Cesena-Sarsina è una casa aperta e accogliente verso tutti. Con questi sentimenti la Diocesi di Cesena-Sarsina intende offrire, nella complessità della vicenda, un chiarimento circa quanto avvenuto in un centro estivo parrocchiale”. E poi si legge: “Spiace per la sofferenza arrecata a quanti sono stati coinvolti in maniera diretta e per quella portata alla comunità. Rattrista il clamore mediatico con cui si stanno alimentando opposte fazioni”.

La Diocesi ha voluto anche cercare di spiegare che “Il tema è molto delicato” e che con il Sinodo la Chiesa si interroga su come andare incontro alle persone che si sentono escluse dalla comunità in ragione della loro affettività e sessualità. “È una domanda che rimane aperta e sulla quale anche la Chiesa di Cesena-Sarsina è in cammino”. Sul caso particolare, è stato però precisato: “A nessuno è stata impedita l’organizzazione del centro estivo. Questione diversa è il mandato educativo, chiamato a trasmettere i valori cristiani”.

Quando affidiamo i nostri ragazzi alla comunità cristiana, ciò che ci aspettiamo è che vengano educati ai valori cristiani, anche su temi legati all’affettività e al matrimonio

Un uomo che fa il venditore di caffè per una azienda “x” non può far vedere ai suoi clienti che beve un’altra marca di caffè. Perderebbe la sua credibilità. 

Scusate l’esempio banale, ma ci serve per capire che per parlare a nome della Chiesa (questo fa un educatore cattolico o un catechista) si devono sposare i principi della Chiesa. E questo vale per tutti. In qualunque fase del mio cammino io mi trovi, posso far parte della Chiesa, posso camminare nella Chiesa, la questione, però, qui è un’altra: posso educare altri ai principi della Chiesa se io non li condivido? E non è forse questo che cercano dei genitori cattolici quando scelgono il Grest invece che un centro estivo laico?

Detto questo, una cosa è certa: quel ragazzo non può essere discriminato, la sua vita ci interessa, è figlio della Chiesa e non possiamo accettare che veda nella Chiesa una matrigna, invece che una madre. Una madre non caccia nessuno dei suoi figli. Se lui si è sentito così – anche laddove così non sia stato, di fatto – occorre fare tutto il possibile per andarlo a cercare, per mostrargli che quella comunità è casa sua. E, soprattutto, deve capire che le sue energie interessano alla Chiesa, interessano al Signore, che gli ha dato dei talenti da mettere a frutto per gli altri.Inoltre, questo ce lo diciamo da tempo, la Chiesa deve fare di più per spiegare la sua visione della sessualità. Tanti scoprono cosa pensa la Chiesa sul sesso dai giornali, non dalla Chiesa stessa. Facciamo di più, nelle nostre parrocchie, cerchiamo di essere proattivi, di mostrare che abbiamo più “sì” che “no” da dare, più “proposte”, che “divieti”. E che la castità è per tutti: nessuno è escluso dalla libertà che dà.




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Cecilia Galatolo

Cecilia Galatolo, nata ad Ancona il 17 aprile 1992, è sposata e madre di due bambini. Collabora con l'editore Mimep Docete. È autrice di vari libri, tra cui "Sei nato originale non vivere da fotocopia" (dedicato al Beato Carlo Acutis). In particolare, si occupa di raccontare attraverso dei romanzi le storie dei santi. L'ultimo è "Amando scoprirai la tua strada", in cui emerge la storia della futura beata Sandra Sabattini. Ricercatrice per il gruppo di ricerca internazionale Family and Media, collabora anche con il settimanale della Diocesi di Jesi, col portale Korazym e Radio Giovani Arcobaleno. Attualmente cura per Punto Famiglia una rubrica sulla sessualità innestata nella vocazione cristiana del matrimonio.

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