Scrivendo nel lontano 1985 ai giovani in occasione dell’Anno Internazionale della Gioventù, Giovanni Paolo II faceva questa bella confidenza: “Io non smetto di pregare il Cristo e la Madre del bell’Amore per l’amore che nasce nei giovani cuori. Molte volte nella mia vita mi è stato dato di accompagnare, in un certo senso, più da vicino questo amore dei giovani. Grazie a questa esperienza ho capito quanto sia essenziale il problema, di cui si tratta qui, quanto esso sia importante e quanto grande. Penso che il futuro dell’uomo si decida in misura importante sulle vie di questo amore, inizialmente giovanile, che tu e lei … che tu e lui scoprite sulle strade della vostra giovinezza. Questa è – si può dire – una grande avventura, ma è anche un grande compito”.

Un compito e una responsabilità che il Santo Papa ha vissuto in prima persona accompagnando tanti fidanzati al matrimonio, organizzando con loro pellegrinaggi, ritiri, e gite fuori porta. Insomma, una vera e propria missione nella convinzione che il fidanzamento non è un percorso privato ma ha bisogno di essere accompagnato. E non possiamo ridurci a quei pochi incontri da farsi prima delle nozze. La riflessione è fondamentale e potrebbe essere portata avanti su più livelli. Come i giovani percepiscono oggi il fidanzamento? Quale immagine dell’amore coniugale ricevono in famiglia? Chi li educa all’affettività? Cosa fa la Chiesa per dare al fidanzamento diritto di cittadinanza nella pastorale ordinaria? Quante energie si investono su questo fronte?

Papa Francesco riprendendo questo tema in Amoris laetitia afferma che: “Non si tratta di dare loro tutto il Catechismo, né di saturarli con troppi argomenti. Anche in questo caso, infatti, vale che «non il molto sapere sazia e soddisfa l’anima, ma il sentire e il gustare interiormente le cose». Interessa più la qualità che la quantità, e bisogna dare priorità – insieme ad un rinnovato annuncio del kerygma – a quei contenuti che, trasmessi in modo attraente e cordiale, li aiutino a impegnarsi in un percorso di tutta la vita «con animo grande e liberalità»” (AL 207).

Il Papa parla di cammino di iniziazione cristiana. Chi si assume questa responsabilità? Qualcuno obietterà che nel cuore dei giovani non c’è questa domanda ma prendo le distanze nel modo più convinto. Per quanto si oscuri con una non educazione, con una assenza totale di testimoni, con una non azione pastorale, con una mancanza di riferimenti etici, a mio avviso, perché per grazia di Dio parlo con tanti giovani e alcuni dei quali addirittura pensano che io sia il loro coach spirituale, nei giovani c’è il sogno di un amore pieno, il desiderio di una totalità e di una definitività che dia senso e sapore alla vita.

Ad un incontro giovani ho fatto loro questa domanda: “Desiderate un amore eterno?” e tornando a casa ho ricevuto da una ragazza di 20 anni questo messaggio: «Non so se l’amore verso una persona possa durare una vita… L’amore è indefinibile, soggettivo e mutevole. Però spero, a 70 anni, di guardare mio marito con gli stessi occhi con cui si guardano i miei genitori ogni anno quando rinnovano il patto nuziale alla Cappella Martin (santi Luigi e Zelia Martin in Angri – SA) e nel cuore vorrei avere lo stesso inafferrabile sorriso della felicità». Forse è questo che manca nei nostri piani pastorali: testimoni che comunicano che l’amore è più forte della morte. Una parola vissuta che ha la capacità di attrarre più di mille discorsi.

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