6 Novembre 2023

I giornalisti, custodi della bellezza

Un giornalista anche quando fa solo cronaca, nella scelta delle parole, della punteggiatura, degli spazi vuoti tra un concetto e l’altro, sceglie se distruggere o creare. Significa partecipare all’opera della Creazione. Scrivere infatti è prendere posizione di fronte alla vita finita con l’intento di aumentarla per gioirne e farne gioire gli altri. Sapete che forza generativa hanno le immagini, le parole buone, quelle che profumano di bello?

In questi giorni mi sono soffermata davanti alla mostra di One of us che presentava gli Eroi per la vita, uomini e donne impegnate per la difesa e la promozione della vita nascente. Quanta bellezza in quelle immagini e in quelle parole. Credo molto nel potere delle parole scritte come leva per aprire un confronto che deve essere più grande delle immagini. È ciò che la cultura oggi fa ed è un gioco al quale spesso partecipiamo anche noi. Si è silenziato il dibattito. Non c’è un confronto pacato, leale, onesto. È più una contrapposizione che distrugge da una parte o un eccessivo compromesso che finisce per annacquare, disperdere i contenuti essenziali. Io credo che ci sia una precisa strategia, una volontà di catechizzare, di liberarci da un residuo di cattolicesimo che ci portiamo dentro.

Però, attenzione anche noi possiamo correre un rischio quello di difendersi. È forte. La tentazione del giardino dei Finzi Contini, di chiudersi nel proprio giardino e di dire: “arrivederci noi qui stiamo tranquilli”. Però nel giardino dei Finzi Contini va a finire molto male. Non siamo un’isola, il mondo preme ai nostri confini e noi abbiamo la responsabilità di rispondere.

Carlo Casini, fondatore del Movimento per la vita. scriveva che “Per ritrovare speranza bisogna avere il coraggio di dire la verità: la vita di ogni uomo è sacra”. Accanto alla carità della condivisione dei singoli casi, egli ha recepito “l’urgenza di una carità del pensiero per illuminare le coscienze e per far sentire la voce di chi non ha voce a tutti coloro che non vorrebbero ascoltarla”.

Non è forse bellezza tutto questo? Non è cronaca, giornalismo costruttivo? Cercare la bellezza nella realtà è guardare ai fatti con fiducia e consapevolezza. Intorno a noi non c’è solo il male violento e omicida. Ci sono anche molte forme più sottili e insidiose di inquinamento del cuore dell’uomo. C’è una volgarità diffusa, nel linguaggio e nelle immagini, che ci entra nelle orecchie e negli occhi e corrompe il nostro modo di parlare e il nostro sguardo.

Dobbiamo risvegliare la nostalgia del bello e noi giornalisti abbiamo una grande responsabilità. Come possiamo farlo? La grande bellezza è racchiusa in particolare nelle storie di vita. Dobbiamo impegnarci a trovarne e a raccontarne le storie e farlo con uno stile preciso. Bisogna sedersi e ascoltare e qualche volta anche inginocchiarsi prima di scrivere. E ciò che ho imparato non proviene dalla scuola di giornalismo ma dall’esperienza personale e dai fallimenti vissuti. Ho compreso la necessità di delicatezza, di un giornalismo mai aggressivo, ma che si sforza di tenere dentro le ragioni dell’altro, di dialogare, di non alimentare l’opposizione.

Un giorno sono stata invitata a parlare di vita in un liceo del napoletano e dopo i primi cinque minuti del mio intervento un gruppetto di ragazze ha cominciato a gridare slogan, si sono alzate sui banchi ma al di là delle loro parole io ho visto che facevano unità intorno ad una ragazza che era rimasta seduta e piangeva. Un giornalista è anche colui che ha uno sguardo che va oltre. Mi sono avvicinata alla fine dell’incontro a quella ragazza e ho scoperto che aveva abortito il giorno precedente. Ho imparato che dovevo coniugare l’amore per la verità con una vicinanza e una tenerezza concreta perché le mie parole potessero giungere limpide senza giudizio.

Quell’episodio ha cambiato il mio modo di scrivere, scrivere è entrare nella stanza delle parole sedendosi sul gradino più basso, quasi ai piedi di quella vita raccogliendo le gocce di rugiada o le lacrime di dolore degli uomini o delle donne che incontriamo. Alla mia redazione dico sempre non fate demagogia, raccogliete e consegnate al mondo la sacralità di quella storia, di quell’esperienza. C’è chi girerà la faccia altrove, chi si arrabbierà, chi si disiscriverà alla nostra rivista come le duecento persone dopo un articolo sulla differenza tra l’amore per un cane e quello per l’uomo ma c’è anche chi ci scriverà come Lidia: “Ero seduta in una sala da sola aspettando il mio turno, avevo già il camice e la cuffia tra i capelli. Scorrendo la timeline di Instagram ho letto su Punto Famiglia la storia di Vittoria. Era la mia storia. Ho pianto, mi sono alzata e sono andata via. Mi sono accorta solo alla fermata del pullman che avevo ancora la cuffia tra i capelli ma soprattutto che avevo ancora mio figlio nella pancia. Grazie”.


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Giovanna Abbagnara

Giovanna Abbagnara, è sposata con Gerardo dal 1999 e ha un figlio, Luca. Giornalista e scrittrice, dal 2008 è direttore responsabile di Punto Famiglia, rivista di tematiche familiari. Con Editrice Punto Famiglia ha pubblicato: Il mio Giubileo della Misericordia. (2016), Benvenuti a Casa Martin (2017), Abbiamo visto la Mamma del Cielo (2016), Il mio presepe in famiglia (2017), #Trova la perla preziosa (2018), Vivere la Prima Eucaristia in famiglia (2018), La Prima Comunione di nostro figlio (2018), Voi siete l'adesso di Dio (2019), Ai piedi del suo Amore (2020), Le avventure di Emanuele e del suo amico Gesù (2020), In vacanza con Dio (2022).

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