“Dimmi come mangi e ti dirò che anima possiedi”: il papa, parlando del vizio della gola

Foto derivata da screenschot video https://www.youtube.com/watch?v=a-q7o8VKMWc

Papa Francesco, negli ultimi mercoledì, ha deciso di dedicare le catechesi delle udienze generali al tema dei vizi e delle virtù. Nella mattinata di mercoledì 10 gennaio il Santo Padre si è voluto concentrare sul vizio della gola.

“Cosa ci dice il Vangelo a questo riguardo?”, si è domandato. La risposta è stata: “Guardiamo a Gesù. Il suo primo miracolo, alle nozze di Cana, rivela la sua simpatia nei confronti delle gioie umane”.

Il Signore, infatti “si preoccupa che la festa finisca bene e regala agli sposi una gran quantità di vino buonissimo”. 

Il Santo Padre ha allora offerto una panoramica generale: “In tutto il suo ministero Gesù appare come un profeta molto diverso dal Battista: se Giovanni è ricordato per la sua ascesi – mangiava quello che trovava nel deserto –, Gesù è invece il Messia che spesso vediamo a tavola”. Tanto è vero che “il suo comportamento suscita scandalo in alcuni, perché non solo Egli è benevolo verso i peccatori, ma addirittura mangia con loro; e questo gesto dimostrava la sua volontà di comunione e vicinanza con tutti”.

Se l’atteggiamento di Gesù è di rispetto e “sottomissione alla Legge”, al tempo stesso “Egli però si dimostra comprensivo con i suoi discepoli: quando questi vengono colti in fallo, perché avendo fame colgono delle spighe di grano in giorno di sabato, Lui li giustifica, ricordando che anche il re Davide e i suoi compagni, trovandosi nel bisogno, avevano mangiato dei pani sacri (cfr Mc 2,23-26)”. Inoltre, “Gesù afferma un nuovo principio: gli invitati a nozze non possono digiunare quando lo sposo è con loro; digiuneranno quando lo sposo verrà loro tolto”. In altre parole, “tutto è relativo a Gesù. Quando Lui è in mezzo a noi, non possiamo essere in lutto; ma nell’ora della sua passione, allora sì, digiuniamo (cfr Mc 2,18-20)”. 

Da un lato, quindi “Gesù vuole che siamo nella gioia in sua compagnia”; dall’altro, però, “vuole anche che partecipiamo alle sue sofferenze, che sono anche le sofferenze dei piccoli e dei poveri”.

Prendendo come esempio di gola il rapporto con il cibo, il Santo Padre ha affermato: “Noi lo vediamo quando una persona ha una relazione non ordinata con il cibo, guardiamo come mangia, mangia di fretta, come con la voglia di saziarsi e mai si sazia, non ha un rapporto buono con il cibo, è schiavo del cibo”.

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Gesù, invece, ha stabilito un “rapporto sereno nei confronti dell’alimentazione”, che “dovrebbe essere riscoperto e valorizzato, specialmente nelle società del cosiddetto benessere, dove si manifestano tanti squilibri e tante patologie. Si mangia troppo, oppure troppo poco”. 

Spesso, ha sottolineato Francesco “si mangia nella solitudine. Si diffondono i disturbi dell’alimentazione: anoressia, bulimia, obesità… E la medicina e la psicologia cercano di affrontare la cattiva relazione con il cibo. Una cattiva relazione con il cibo produce tutte queste malattie”.

L’alimentazione, infatti, ha fatto notare, è “la manifestazione di qualcosa di interiore: la predisposizione all’equilibrio o la smodatezza; la capacità di ringraziare oppure l’arrogante pretesa di autonomia; l’empatia di chi sa condividere il cibo con il bisognoso, oppure l’egoismo di chi accumula tutto per sé”. In un certo senso, potremmo affermare: “Dimmi come mangi, e ti dirò che anima possiedi. Nel modo di mangiare si rivela la nostra interiorità, le nostre abitudini, i nostri atteggiamenti psichici”.

C’è però anche un altro modo di intendere il vizio di gola. Ha spiegato il papa: “Se lo leggiamo da un punto di vista sociale, la gola è forse il vizio più pericoloso, che sta uccidendo il pianeta. Perché il peccato di chi cede davanti ad una fetta di torta, tutto sommato non provoca grandi danni, ma la voracità con cui ci siamo scatenati, da qualche secolo a questa parte, verso i beni del pianeta sta compromettendo il futuro di tutti”. Per Francesco, non siamo nati per essere meri “consumatori”, “siamo fatti per essere uomini e donne eucaristici”, ovvero “capaci di ringraziamento, discreti nell’uso della terra”.

Ecco allora l’invito: “Chiediamo al Signore che ci aiuti nella strada della sobrietà, e che le varie forme di gola non si impadroniscano della nostra vita”.




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