Autolesionismo Autolesionismo, stress, ansia: quanto è cambiata l’adolescenza? Autore articolo Di PUNTO FAMIGLIA Data dell'articolo 24 Ottobre 2018 Nessun commento su Autolesionismo, stress, ansia: quanto è cambiata l’adolescenza? di Elisabetta Cafaro Al di là della cattedra le cose mi sembrano più chiare oggi: i nostri ragazzi hanno perso i punti di riferimento essenziali per la loro vita. Ricorrono a stratagemmi inquietanti come l’autolesionismo per comunicarci il disagio. Lo dico agli adulti: è urgente tornare indietro. Di adolescenza non si parla mai abbastanza! Per restare al passo con i tempi spesso apro i miei diari segreti di quegli anni così complessi per ritrovare tutte le paure, i sorrisi, le gioie e le delusioni della simpatica ragazzina che sono stata. Quest’analisi mi permette di verificare il passaggio epocale tra la mia generazione e quella attuale. Nella mia generazione gli adulti erano coloro che non ci comprendevano, il tempo era fatto di attesa e nel frattempo si usciva a mangiare un gelato, si faceva qualche telefonata all’amica del cuore. “Attendere” una parolina magica oggi quasi interamente sostituita dal “tutto e subito”. E poi c’è l’altro termine più ricorrente nei diari di questa nuova generazione che è stress. Leggi anche: Adolescenti improvvisamente timidi? Non temete può essere una fase normale Secondo un documento Ocse dello scorso anno che misura il benessere in particolare dei 15enni, il livello di ansia degli studenti italiani è decisamente più alto che nei loro coetanei degli altri paesi: il 56% diventa nervoso quando si prepara a un test (la media Ocse è del 37%), il 70% entra in forte ansia di fronte a un test, anche se si ritiene preparato (56%). E l’ansia con lo stress ha parecchio a che fare. Uno dei principali fattori di stress per i ragazzi è la scuola ed è normale d’altronde, visto che la loro vita ruota intorno alle lezioni la mattina e ai compiti a casa. Ma se la scuola è il fulcro intorno a cui ruota la vita dei teenager e quindi anche una fonte potente di tensione, i social ci mettono del loro, e i numeri non confortano. Stando sempre a dati Ocse gli adolescenti italiani trascorrono in media 31 ore a settimana davanti a uno schermo, contro le 29 della media Ocse. I social sono un moltiplicatore di stress, perché in questo universo fatto di like ed emoticon è fondamentale il riconoscimento da parte degli altri, che esercitano un controllo continuo facendo critiche e dando giudizi. Tutto questo rende i ragazzi insicuri e fragili. Matthew Reed, amministratore delegato della Children’s Society, afferma: “Depressione, bullismo, abuso emotivo, lutto o problemi relazionali con i familiari o gli amici: sono i motivi più comuni alla base della pratica di un fenomeno attualmente molto in uso: l’autolesionismo”. L’autolesionismo, la nuova piaga della società e della scuola. Pensiamo sia una rara eventualità, ma è una pratica molto diffusa. Una lametta, un coltello, un semplice temperino ed ecco trasformare la sofferenza emotiva che non si riesce a gestire, in sofferenza fisica. Una sorta di risposta al disagio attraverso cui i ragazzi, ma soprattutto le ragazze, si procurano sollievo. Le parti del corpo colpite sono quelle non visibili, come per esempio le cosce. Tagliarsi o ferirsi può anche essere un modo per comunicare qualcosa agli altri. E va considerato un comportamento a rischio rispetto al quale la famiglia in primis, ma anche la scuola, dovrebbe intercettare i primi segnali d’allarme. E allora mi domando: è possibile che questi ragazzi arrivino a tagliarsi per comunicare un disagio? Dove sono finite le parole, le relazioni, il dialogo? Leggi anche: Dove sono finiti mamma e papà? Secondo una ricerca promossa dalla Società italiana di pediatria e dal Ministero dell’Istruzione (Miur), anche in Italia la situazione è preoccupante. La ricerca è stata condotta in collaborazione con gli uffici scolastici regionali che hanno invitato gli studenti e le studentesse a rispondere a un questionario informatizzato, sono stati più di 10.000 ragazzi e ragazze, di età compresa tra i 14 e i 18 anni, provenienti da tutte le regioni italiane. È emerso che l’80% dei ragazzi ha vissuto un disagio psichico e oltre la metà degli intervistati dichiara di essere stato così male da non riuscire a trovare sollievo. Per quanto riguarda nello specifico l’autolesionismo, il 15% afferma di averlo praticato. È urgente tornare indietro. Lo dico al mondo degli adulti. L’adolescenza è, e sempre sarà, un tempo problematico, ma nel confronto tra la mia generazione e quella che vedo scorrere sotto i miei occhi oggi che sono al di là della cattedra, emerge la totale assenza di relazioni, di punti di riferimento esistenziali, di dialogo con se stessi e con gli altri. I ragazzi sono perle straordinarie, ma se lasciate in balia delle onde, senza una conchiglia a proteggerle, anche le perle si lasciano corrodere e consumare e con il tempo si perdono. Aiutaci a continuare la nostra missione: contagiare la famiglia della buona notizia Cari lettori di Punto Famiglia, stiamo vivendo un tempo di prova e di preoccupazione riguardo il presente e il futuro. Questo virus è entrato prepotentemente nella nostra quotidianità e ci ha obbligati a rivedere i tempi del lavoro, delle amicizie, delle Celebrazioni. Insomma, ha rivoluzionato tutta la nostra vita e non sappiamo fin dove ci porterà e per quanto tempo. Ci fidiamo delle indicazioni che provengono dal Governo e dagli organi sanitari preposti ma nello stesso tempo manifestiamo con la nostra fede che “il Signore ci guiderà sempre” (cfr Is 58,11). CONTINUA A LEGGERE Tag adolescenza, autolesinismo, dialogo ANNUNCIO ANNUNCIO Lascia un commento Annulla rispostaIl tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *Commento Nome * Email * Sito web Per commentare bisogna accettare l'informativa sulla privacy. Ho letto e accettato la Privacy Policy * Ti potrebbe interessare: Trasmettere la fede ai figli: come parlare loro della Creazione? Donne, vita, aborto: dal Movimento per la Vita un invito a dialogare Spiritualità coniugale e familiare: cosa portiamo della Settimana nazionale in Sicilia Aborto: come siamo arrivati dalla “non punibilità” al “diritto umano”? 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