CUSTODIRE LA PUREZZA

Antonia Mesina: vita e purezza custodite come tesori

di Cristiana Mallocci

“Beata perché pura di cuore, esempio di fede matura e libera da compromessi, consapevole della dignità umana e cristiana della persona’’: furono questi gli indimenticabili vocaboli pronunciati da Giovanni Paolo II in quel memorabile 4 ottobre 1987, in occasione dell’agognata e feconda beatificazione di Antonia Mesina… 

Antonia Mesina (1919-1935) era una ragazzina ordinariamente straordinaria, dal cuore candido e dall’animo gentile, nata nel profondo ed intenso cuore della Barbagia, ad Orgosolo. Con la dolce forza del suo limpido e fiero sguardo, sin dai suoi albori sapeva inconfondibilmente di Cielo ed Eternità. È stata anzitutto, eroicamente capace di scorgere giorno dopo giorno, il miracolo che è intrinsecamente e brillantemente racchiuso e celato in ogni situazione quotidiana. 

Questa figura femminile ha mirabilmente ed indelebilmente conquistato il cuore di tanti, mediante il suo incondizionato ed estremo sacrificio d’amore, scaturito dal generoso ed ardente versamento del proprio giovane sangue, intriso dall’innocente eco soffocato delle sue grida, così tremendamente ed eloquentemente “simili a quelle di un agnello sgozzato’’.

Non ha accettato di essere violentata: si è opposta con tutte le sue forze, perché sapeva che il suo corpo non doveva essere per lui, per lo stupratore: era stato creato per l’amore, per l’amore soltanto. E questo suo difendersi le è costato la morte.

Lo struggente epilogo della sua vita, tuttavia, è prezioso emblema del deciso e coraggioso diniego a tollerare la violenza becera e disumana del suo carnefice, rivendicando il suo inalienabile diritto (oggi sovente non accolto, frainteso o smarrito) a custodire e difendere caparbiamente e strenuamente l’integrità fisica della sua persona, anche a costo della sua stessa vita.

Antonia era supportata dalla granitica consapevolezza della sacralità del corpo, nella quale è singolarmente impresso ed espresso – da sempre e per sempre – il sigillo che racchiude il senso ultimo del nostro esistere: amare ed essere amati, nel pieno rispetto di sé stessi e dell’alterità

Leggi anche: Educare all’amore, educare alla sessualità: i giovani ne hanno bisogno! (puntofamiglia.net)

Rammentando a tutti ed a ciascuno, a fedele immagine di quella Madre Amabile con la quale soleva interloquire (inginocchiata nell’accogliente intimità della sua camera, durante la filiale, costante e pacata recita del Santo Rosario in lingua latina) che vivere la virtù della purezza, non significa affatto reprimere i desideri più profondi del nostro cuore, ma, al contrario, dar loro autentico e sincero compimento, custodendoli e plasmandoli secondo una libertà scevra da qualsiasi deformante condizionamento. Solo così si dischiude consequenzialmente un complesso ma avventuroso itinerario ed orizzonte che, tra umana fragilità e grati trionfi, ci condurrà inequivocabilmente a contemplare il volto e la promessa di Dio. 

La stupefacente semplicità della biografia della Beata, inoltre, ci testimonia con fulgida e disarmante chiarezza che esiste un amore per cui vale la pena non solo vivere, ma persino dare la vita, fino all’ultima goccia di sangue, esattamente come Cristo. 

Amare, infatti, significa proprio donare la vita, ovvero prepararsi ad essere pronti e disposti “ad un sì totale’’ e totalizzante, in ogni ambito della nostra vicenda umana e spirituale, sostenuti dalla ferrea certezza che ogni nostra sofferenza, dolore e difficoltà siano inserite, proprio come le tessere di un pregevole ed inesauribile mosaico, nell’ imperscrutabile e perfetto disegno di un Amore talmente profondo ed incomprensibile da far risplendere di misteriosa luce persino l’abisso più oscuro; una luce talmente calda ed avvolgente da non poter essere scalfita neppure dal lacerante ed innocente dolore inflitto da 73 impietosi e torvi colpi di pietra. Perché da quei solchi dolorosi sgorgherà il vivido e generante sangue del martirio. 

Questa è Antonia Mesina: un’impavida e vittoriosa eroina dal cuore traboccante d’Amore. Un Amore che l’ha trasfigurata, nonché resa onorevolmente degna di giungere gli altari, tra i caldi e suadenti colori dell’ammaliante costume tradizionale orgolese, l’antico l’abito da sposa.




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