Legalizzazione droghe

Così va in fumo il futuro del nostro Paese

legalizzazione droghe

di Gabriele Soliani

Ben 218 parlamentari italiani, profumatamente stipendiati, hanno firmato per la legalizzazione della cannabis in Italia. Una questione affrontata superficialmente, senza tenere conto delle conseguenze. Speriamo nella ferma opposizione di famiglia, scuola e Chiesa.

Per i 218 parlamentari firmatari della proposta di legge per la legalizzazione della cannabis in Italia, il processo ormai è inevitabile e il momento per portarlo a termine è “adesso”. Le firme arrivano un po’ da tutti gli schieramenti politici: Pd, M5s, Sel, Misto ma anche Fi e Sc.

Nessuno al momento dalle file della Lega, Fratelli d’Italia-An, Area popolare di Maurizio Lupi e Ncd. Con la scusa che anche la Direzione nazionale antimafia sostiene il fallimento dell’azione repressiva per il contrasto alla diffusione dei derivati dalla cannabis si vuole far passare l’uso di Stato di una droga. Non è vero che la maggioranza degli italiani è favorevole alla marijuana. Secondo un sondaggio Ipsos, per l’83% degli italiani le leggi contro la diffusione della droga leggera in Italia sono poco o per nulla efficaci e il 73% pensa che l’Italia potrebbe percorrere lo stesso iter di alcuni Stati degli Usa, che hanno già legalizzato la marijuana. Dunque si parla di “poca efficacia” delle leggi, ma non di approvazione della droga.

Sarebbe “una misura di civiltà” per il promotore dell’iniziativa Benedetto Della Vedova (Misto), per Roberto Giachetti (Pd), Luigi Manconi (Pd), Alessandro Di Battista (M5s), Luigi Di Maio (M5s), Giuseppe Civati (Misto), Stefano Fassina (Misto), Arturo Scotto (Sel), Pierpaolo Vargiu (Sc), Nichi Vendola (Sel). «La legalizzazione è una questione di giustizia» aggiungono i parlamentari M5s in Commissione Giustizia della Camera. «Con 8 milioni di consumatori la legalizzazione è già nei fatti» afferma Adriana Galgano (Sc). «Affrontiamo i dati empirici» chiede Fassina, Civati aggiunge: «Non perdiamo l’occasione di spiegare bene di cosa si tratta».

Ci chiediamo se allo Stato interessi o meno la salute dei suoi cittadini. Fra poco potrebbe passare il divieto di fumare in auto e i 218 parlamentari chiedono di legalizzare la cannabis? Un’ipocrisia schizofrenica assurda. La proposta prevede che i maggiorenni possano detenere una modica quantità di cannabis per “uso ricreativo”: 15 grammi a casa, 5 grammi fuori casa. Divieto assoluto invece per i minorenni. Viene da chiedersi chi controllerà l’età dei fruitori. La marijuana si potrà coltivare a casa, fino a un massimo di 5 piante, ma il raccolto non potrà essere venduto. Arrivano addirittura i Cannabis social club: agli over 18 residenti in Italia sarà consentita la coltivazione in forma associata in enti senza fini di lucro (fino a 50 membri). Regole precise anche per quanto riguarda la vendita: previa autorizzazione si potrà coltivarla e lavorarla e la vendita al dettaglio avverrà in negozi dedicati, forniti di licenza dei Monopoli. Vietate invece importazione ed esportazione. Il progetto di legge consente l’auto-coltivazione per fini terapeutici e saranno più semplici le modalità di consegna, prescrizione e dispensazione dei farmaci a base di cannabis. Restano i divieti di fumo nei luoghi pubblici (compresi i parchi) e di guida se in stato di alterazione. Ma la cannabis procura sempre alterazione. Inoltre, non si fermerà affatto il mercato clandestino, che anzi aumenterà. Speriamo solo nella ferma opposizione della famiglia, della scuola, della Chiesa, perché la disapprovazione sociale, come evidenziato da tanti studi, è lo strumento migliore e più efficace per contrastare l’uso delle droghe.




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