Aborto come diritto nella Costituzione dell’Unione Europea? Ecco tutte le contraddizioni

Parlamento europeo

È già la seconda volta in due anni che il Parlamento europeo ha chiesto ai Paesi Ue di includere il “diritto all’aborto” nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione. Spetta a loro la decisione e richiede l’unanimità dei 27 Stati membri. La risoluzione, non vincolante, è passata con 336 voti a favore, 163 contrari e 39 astensioni. I partiti italiani all’Eurocamera si sono divisi…

Renew Europe è il gruppo politico liberale al Parlamento europeo che ha promosso, voluto e cercato a tutti i costi la votazione per inserire il “diritto d’aborto” nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione. Il gruppo si è costituito il 2 luglio 2019 dopo le elezioni europee.

Ad esso hanno aderito due partiti europei: il Partito dell’Alleanza dei Liberali e dei Democratici per l’Europa (ALDE), il Partito Democratico Europeo (PDE). Per l’Italia si sono aggiunti il gruppo di Italia Viva di Renzi e Azione di Calenda.

Dal 2004 al 2019 tali formazioni avevano costituito il Gruppo dell’Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa, ma la costituzione della nuova componente politica è avvenuta a seguito dell’adesione al gruppo del partito La République En Marche, guidato da Emmanuel Macron, della lista francese Renaissance.

Durante la IX legislatura, Renew Europe è il terzo gruppo per numero di parlamentari in Eurocamera.

È già la seconda volta in due anni che il Parlamento europeo ha chiesto ai Paesi Ue di includere il “diritto all’aborto” nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione. Spetta a loro la decisione e richiede l’unanimità dei 27 Stati membri.

La risoluzione, non vincolante, è passata con 336 voti a favore163 contrari e 39 astensioni. I partiti italiani all’Eurocamera si sono divisi. Il quotidiano “La Stampa” di Torino ha parlato di una giornata storica.

A favore Pd, M5S, +Europa, Italia Viva, Azione, Alleanza Verde Sinistra di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni.

Contro hanno votato Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega con tre eccezioni: Alessandra Mussolini e Lucia Vuolo di FI e Gianna Gancia del Carroccio.

A livello europeo hanno votato a favore i Socialisti, i Verdi, i liberali di Renew Europe, la Sinistra e una quarantina di membri del Ppe, mentre si sono espressi contro il gruppo di destra Identità e democrazia di cui fa parte la Lega, i conservatori dell’Ecr in cui milita FdI e gran parte del Ppe, dove siede FI. La spinta è stata data dal Senato francese che il 4 marzo ha inserito nella Costituzione il diritto all’aborto, primo Paese al mondo (!) come una specie di ripicca ideologica alla decisione della Corte Suprema americana che nel 2022 aveva abolito il “diritto” d’aborto a livello Federale.

Nella risoluzione il Parlamento chiede che l’articolo 3 della Carta sia modificato per affermare che «ognuno ha il diritto all’autonomia decisionale sul proprio corpo, all’accesso libero, informato, completo e universale alla salute sessuale e riproduttiva e ai relativi servizi sanitari senza discriminazioni, compreso l’accesso all’aborto sicuro e legale». Il solito ritornello trito e ritrito del “corpo è mio”, che come sempre dimentica che nel corpo della donna incinta vive un altro corpo che non è il suo. E poi, ancora, che ci sono troppi ginecologi obiettori di coscienza… specialmente in Italia (Italia avvisata!), le leggi della Polonia e di Malta.

In previsione di questa votazione la Presidenza della Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea (Comece) ha rilasciato il seguente comunicato il 9 aprile scorso, il cui Presidente è Mariano Crociata, Vescovo di Latina ed ex segretario della CEI.

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“La promozione delle donne e dei loro diritti non è legata alla promozione dell’aborto. Lavoriamo per un’Europa in cui le donne possano vivere la loro maternità liberamente e come un dono per loro e per la società e in cui essere madre non sia in alcun modo un limite per la vita personale, sociale e professionale. Promuovere e facilitare l’aborto va nella direzione opposta alla reale promozione delle donne e dei loro diritti. L’aborto non potrà mai essere un diritto fondamentale. Il diritto alla vita è il pilastro fondamentale di tutti gli altri diritti umani, e in particolare del diritto alla vita dei più vulnerabili, fragili e indifesi, come il nascituro nel grembo materno, il migrante, l’anziano, la persona con disabilità e il malato. La Chiesa lo ha sempre insegnato con coerenza: bisogna dunque affermare con tutta forza e chiarezza, anche nel nostro tempo, che questa difesa della vita nascente è strettamente legata alla difesa di ogni altro diritto umano. Implica la convinzione che l’essere umano è sempre sacro e inviolabile, in ogni situazione e in ogni stadio di sviluppo. L’essere umano è fine a sé stesso e mai un mezzo per risolvere altri problemi. Una volta venuta meno questa convinzione, vengono meno anche le basi solide e durature per la difesa dei diritti umani, che sarebbero sempre soggetti ai capricci passeggeri dei poteri costituiti” (Dichiarazione “Dignitas infinita” sulla dignità umana, Dicastero per la Dottrina della Fede, aprile 2024; n. 47).

L’Unione europea deve rispettare le diverse culture e tradizioni degli Stati membri e le loro competenze nazionali. L’Unione europea non può imporre agli altri, all’interno e all’esterno dei suoi confini, posizioni ideologiche sulla persona umana, sulla sessualità e sul genere, sul matrimonio e sulla famiglia, eccetera.

La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea non può includere “diritti” che non sono riconosciuti da tutti e che dividono.

Non esiste un diritto riconosciuto all’aborto nel diritto europeo o internazionale, e il modo in cui questo tema viene trattato nelle Costituzioni e nelle leggi degli Stati membri varia considerevolmente. Come afferma il preambolo, la Carta deve rispettare “la diversità delle culture e delle tradizioni dei popoli d’Europa”, nonché le “tradizioni costituzionali e gli obblighi internazionali comuni agli Stati membri”.

Dopo il voto non è mancato il profondo il rammarico espresso da fr. Manuel Barrios Prieto, segretario generale della Comece, la Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea.

“Ci rattrista molto”, afferma, anche se il risultato “era aspettato perché il Parlamento europeo in questa legislatura ha votato in modo simile in risoluzioni su questo tema”. 

Tra gli altri argomenti contrari all’inserimento dell’aborto tra i diritti fondamentali, il segretario generale della Comece cita il rispetto che l’Unione europea deve avere per le competenze nazionali e anche per le altre tradizioni culturali e legislative. L’UE “non può imporre ad altri una certa ideologia e un certo modo di vedere la persona umana e la sessualità”, dichiara. Inoltre, la stessa “Carta dei diritti fondamentali” fa riferimento ai diritti che sono riconosciuti universalmente, non a quelli su cui esistono “diversità di opinioni e di idee”.

Ulteriore motivo di rammarico per i vescovi dell’Ue, afferma ancora fr. Barrios Prieto, è “la posizione di alcuni partiti che si richiamano alla tradizione democratica cristiana, come il Partito Popolare europeo che si è si è spaccato su questo tema”, votando in buona parte a favore della mozione in esame e questo “è scandaloso”, commenta senza mezzi termini. Di fronte a questa situazione, secondo il segretario generale, la Chiesa ha il dovere di richiamare i partiti e i politici alle loro responsabilità, ma in vista delle nuove elezioni europee, i vescovi della Comece invitano anche gli elettori a votare con altrettanta responsabilità. “Speriamo che il nuovo Parlamento che uscirà dalle urne, sarà un Parlamento che ha a cuore questi temi – afferma fr. Barrios Prieto – e questo dipende dagli elettori”. Come Chiesa è necessario poi, prosegue, “accompagnare e formare le persone, spiegando bene i nostri argomenti”. E questo, conclude, è un lavoro che dobbiamo fare tutti.




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Gabriele Soliani

Gabriele Soliani, nato a Boretto (Reggio Emilia) il 24-03-1955. Medico, psicoterapeuta, sessuologo, adolescentologo, giornalista pubblicista iscritto all’Ordine. Libero professionista. Ha collaborato per 9 anni al Consultorio Familiare diocesano di Reggio Emilia. Sposato con Patrizia, docente di scuola superiore. Vive a Napoli dal 2015. Ministro della Santa Comunione e Lettore istituito.

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