È in diffusione un numero speciale di Punto Famiglia con una lunga e articolata riflessione di don Silvio Longobardi sull’Esortazione apostolica di papa Francesco, Amoris Laetitia. Di seguito proponiamo l’editoriale di apertura con un preciso invito a comprendere il metodo pastorale che il documento offre.

Un documento, l’Amoris Laetitia, da leggere con calma, senza quella fretta che spesso consuma i nostri giorni e ci impedisce di gustare la vita. La questione dei divorziati viene affrontata nel capitolo ottavo, cioè al termine di una lunga e documentata riflessione. Sembra un’ovvietà ma conviene riflettere. Non pochi vedono questo capitolo come il punto di partenza di un nuovo approccio pastorale, anzi di quella che annunciano come una “rivoluzione pastorale”, per altri è forse l’unico punto che davvero interessa. Ma, stando alla lettera e non alle interpretazioni interessate, possiamo dire che questo tema è posto al termine di un’ampia e articolata disamina della problematica familiare. A me pare logico. In effetti, solo nel contesto di una nuova e sempre più convinta azione pastorale, che accoglie e accompagna ogni famiglia, può trovare spazio e senso l’impegno a favore degli sposi divorziati. Se manca una pastorale familiare capace di accompagnare i giovani al matrimonio e di offrire un reale sostegno agli sposi nel loro cammino, considerando l’attuale contesto culturale e legislativo, la percentuale dei divorziati non potrà che avere una crescita esponenziale. E noi saremmo sempre più costretti ad essere notai del fallimento piuttosto che le levatrici del futuro.

Il punto di partenza per rimettere in moto la pastorale familiare o per continuare con nuova passione quell’impegno che negli ultimi trent’anni, a partire dalla Familiaris consortio, coinvolge tanta parte della Chiesa, non può che essere sempre lo stesso: annunciare il Vangelo dell’amore! L’amore coniugale secondo il Vangelo e non secondo me. Lo scrive e lo ripete più volte Papa Francesco, anche in quel capitolo ottavo in cui chiede di usare misericordia agli sposi che hanno iniziato una nuova esperienza affettiva:  “La tiepidezza, qualsiasi forma di relativismo, o un eccessivo rispetto al momento di proporlo, sarebbero una mancanza di fedeltà al Vangelo e anche una mancanza di amore della Chiesa verso i giovani stessi. Comprendere le situazioni eccezionali non implica mai nascondere la luce dell’ideale più pieno né proporre meno di quanto Gesù offre all’essere umano” (n. 307).

In nome della carità non possiamo e non dobbiamo ridurre l’annuncio  del Vangelo né presentare una versione meno impegnativa del matrimonio. Il Papa ricorda che “la Chiesa che predica sulla famiglia è segno di contraddizione”. E aggiunge che “gli sposi apprezzano che i Pastori offrano loro motivazioni per una coraggiosa scommessa su un amore forte, solido, duraturo” (n. 200). Papa Francesco non vuole passare alla storia come quello che ha rottamato la dottrina del matrimonio. Non vuole aprire nemmeno la più piccola crepa nel muro dottrinale ma vuole aprire il cuore alla misericordia. Lui non vuole cambiare la dottrina ma si preoccupa di applicarla nella forma più misericordiosa.

“Il matrimonio è l’icona dell’amore di Dio per noi” (n. 121), l’amore degli sposi svela e comunica l’amore di Dio. La famiglia è un bene essenziale, per la Chiesa come per la società (n. 88), se questo bene si perde o si impoverisce è tutta la Chiesa che si impoverisce. Dobbiamo dunque custodire la verità ma, al tempo stesso, e con maggiore convinzione in una società secolarizzata, ricordare che senza la grazia l’uomo non può rispondere alla vocazione che Dio gli affida.

Punto Famiglia (marzo-giugno 2016)

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