Figli in cielo

“Il mio bambino come quell’angelo accanto a Gesù”

mamma, angelo, bimbo

di Pia Petrone

Cosa resta dopo un aborto spontaneo? Un lutto troppo grande da elaborare insieme alla promessa di una vita che continua anche oltre la morte.

Avevo desiderato quella gravidanza con tutto il cuore. Sarebbe stata la seconda ed ero talmente ansiosa di sapere che feci il test proprio il giorno di Natale. Era positivo. Finalmente sarei diventata di nuovo madre. Una gioia che il mio cuore non riusciva a contenere. Un gioia che tuttavia avrebbe avuto vita breve.

Qualche giorno dopo, infatti, andai dal ginecologo e subito mi allertò: non vi era alcun battito cardiaco. Si poteva trattare di una gravidanza iniziata tardi, ipotizzò il medico ed io volevo crederci. Volevo crederci con tutte le forze che avevo, ma una voce in fondo al cuore mi sussurrava che non era così.

Il dottore mi diede una cura a base di progesterone e riposo assoluto. Mi disposi a fare tutto quello che era necessario, ma uscita dall’ambulatorio, un istinto che non so definire mi portò a cercare il mio padre spirituale, padre Rosario. Mentre mi avvicinavo a lui, iniziai a piangere al punto che non riuscivo a parlare. Gli chiesi una benedizione per il mio bambino. Lui mi accontentò e mi disse di non disperare, di seguire le indicazioni mediche e, soprattutto, di affidare quella creatura alla suprema volontà di Dio.

Attesi circa una settimana e ritornai dal dottore per una nuova ecografia. Questa volta la diagnosi fu certa e bruciante più di una sentenza di morte: la gravidanza si era interrotta.

Fu così che il 4 gennaio 2004 salutai mio figlio e lo lasciai tornare in cielo. Ma la mia anima entrò in quella dolorosa stanza della morte e del lutto dove tutto è silenzio, oscurità e attesa. Attesa di una ragione, di un sole che sorge.

Mi sentivo colpevole. Non ero riuscita a salvare il mio bambino. Tutti mi dicevano che non era dipeso da me e io lo sapevo in fondo, ma volevo qualcuno a cui dare la colpa. Qualcuno su cui sfogare il dolore. Continuavo a ripetermi che una parte di me, mio figlio, era già in Paradiso e dovevo essere buona e brava per poterlo raggiungere. Quando sarebbe successo lo avrei preso in braccio e avrei finalmente conosciuto il suo viso.

Dopo qualche tempo mia madre mi regalò un bellissimo angioletto di porcellana finissima. Le gambe movibili, delle bellissime ali. Lo associai al mio bambino in cielo e lo misi accanto alla culletta di Gesù Bambino. Da allora quell’angioletto occupa il posto più bello del mio presepe, un posto d’onore, accanto a Gesù.

Si dice che il tempo guarisca le ferite, ma ferite come questa non guariscono. Impari a convivere con quel vuoto, riempi il senso di perdita interiore, ma non dimentichi. Circa un anno dopo ebbi la grazia della nascita di un altro figlio. Ero di nuovo felice. Ora avevo due splendidi bambini eppure il pensiero di quell’angioletto era sempre vivo dentro di me.

Un giorno, quasi per caso, mi ritrovai a leggere un quotidiano dove era scritto che papa Benedetto XVI aveva ufficialmente abolito il Limbo. Tutto l’articolo parlava del destino dei bambini morti senza aver ricevuto il Battesimo, e concludeva che grazie alla volontà salvifica di Dio, si poteva sperare di ritrovare tutti i bambini non battezzati in Paradiso.

Passai immediatamente da uno stato di torpore ad uno di gioia infinita. Il dolore si diradò come fanno le nuvole per far spazio al sole e dentro di me si fece largo la certezza che quel bambino, che io già immaginavo un angioletto in braccio alla Madonna, era sicuramente nell’immensità celeste di Dio.

Due anni fa anche il mio buon papà tornò alla casa del Padre e ancora adesso gli ricordo di suo nipote, mio figlio, che il Signore non ha voluto fosse di questa terra. Con la speranza dell’amore gli raccomando il mio bambino, gli chiedo di giocare con lui come avrei voluto fare io, di tenerlo per mano e di fargli compagnia.

Sì, sono sicura che il mio angioletto sia in Paradiso come sono sicura che l’altro nome della morte sia “nascita in Cielo”.




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2 risposte su ““Il mio bambino come quell’angelo accanto a Gesù””

Ciao,mi hai fatta commuovere con questa lettera. È vero comunque,il tempo non cambia le situazioni,le ferite non si chiudono,si semichiudono alla fine ci resta sempre la cicatrice,quel segno indelebile che ci conduce al ricordo. Mi dispiace davvero per te che hai perso questo bambino,però tu,si anche un pò serena, perchè,penso,lo sappia,che il tuo piccolo angioletto sta vicino a Gesù,è nel regno della gioia,è nel regno dei fiori,nella felicità e nel bene,per questo lui non vuole vederti piangere,anzi vederti sorridere e stargli vicino con la preghiera. Sono felice davvero per te ,dai pienamente a questo bambino tutto l’amore che non hai potuto sfortunatamente dare all’altro. Ti auguro in questa vita tutte le felicità. Ti abbraccio.

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